L’export agroalimentare continua a mostrare un andamento molto positivo nel 2014, registrando un aumento del 2,9 per cento nei primi quattro mesi dell’anno (+5 per cento solo ad aprile), anche se nel contempo le vendite dei prodotti agricoli sui mercati stranieri segnano un momento di flessione (-0,5 per cento nel primo quadrimestre e -3,8 per cento ad aprile). Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, analizzando i dati Istat sul commercio estero diffusi oggi. Il momento di affanno delle esportazioni di prodotti come frutta e verdura, in parte sfavorite dal rafforzamento del dollaro sull’euro e in parte penalizzate dal clima, con eventi estremi sempre più frequenti (bombe d’acqua, grandine fuori stagione e saliscendi bruschi della temperatura) che hanno effetti diretti sulla produzione -sottolinea la Cia- non devono far dimenticare il contributo fondamentale che il “made in Italy” agroalimentare nel suo complesso dà all’economia italiana in un quadro di stagnazione generale. Anzi, oggi più che mai, bisogna lavorare per favorire e incrementare tutti quegli accordi di filiera tra produttori e agroindustria che sviluppano l’export mondiale. Allo stesso tempo è necessario sempre tenere a mente che, con un’azione radicale di contrasto al falso “made in Italy”, l’export agroalimentare potrebbe addirittura triplicare -evidenzia la Cia-. Il comparto, infatti, non solo è uno dei più colpiti dalla contraffazione, con un giro d’affari del “tarocco” superiore al miliardo di euro, ma subisce anche la concorrenza sleale dell’Italian sounding che, sui mercati globali, genera un business illegale di 60 miliardi l’anno.