Manutenzione, dal fai da te alla telemetria

Quanto sono cambiate le manutenzioni negli ultimi trent’anni? Moltissimo. Una volta bastava un cambio olio e il rabbocco del radiatore, oggi tutte le componenti, anche quelle elettroniche, richiedono interventi. I tempi si sono allungati e alcune funzioni sono automatiche, ma la manutenzione in azienda è diventata piuttosto complicata…

Cambiano i mezzi e cambia anche il modo di prendersene cura. Del resto, non potrebbe essere altrimenti, vista la velocità con la quale muta il lavoro in agricoltura. Le macchine immatricolate negli ultimi cinque anni non assomigliano, se non nell’estetica (e pure in essa, a grandi linee), a quelle di 30 o 40 anni fa. La dotazione tecnologica è imparagonabile e lo stesso vale per le specifiche di motore e trasmissione. Tutto ciò fa sì che anche le esigenze di manutenzione siano profondamente diverse.

Essenziale, ridotta, automatica

Se gli interventi erano importanti già sui trattori del secolo scorso, oggi lo sono ancora di più. Per le macchine esclusivamente meccaniche un cambio d’olio – anche con una certa elasticità sul numero di ore fatte – era bene o male sufficiente a evitare i guai peggiori. Olio, filtro se del caso, mezzo secchio d’acqua nel radiatore e si poteva ripartire. Oggi tutti i componenti, compresi quelli elettronici, devono avere la giusta dose di attenzioni periodiche. Superfluo ricordare l’importanza di sostituire o rabboccare oli e fluidi vari, e la lista degli interventi non si ferma certo qui. La trasmissione, olio a parte, richiede periodiche tarature delle frizioni e la sincronizzazione dei rapporti, il climatizzatore deve essere ricaricato. I radiatori, complici le alte temperature raggiunte dal motore, necessitano di soffiatura con molta più frequenza di un tempo, ed è appena il caso di ricordare che il loro numero e dimensione si è moltiplicato. Accanto a quello del motore, ne abbiamo uno per l’olio idraulico, un altro per quello della trasmissione, un quarto per l’olio motore, poi ancora per l’intercooler, il gasolio e il climatizzatore.

Quest’accresciuta necessità di attenzioni confligge con la realtà del lavoro moderno, che è fatta di tempi sempre più stretti e di macchine che effettuano sempre più ore di lavoro, per cui la disponibilità a tenerle in officina per fare una buona manutenzione si riduce drasticamente. È anche per questo motivo che i costruttori hanno cercato di semplificare la vita dei clienti, riducendo o automatizzando alcuni interventi.

Le esigenze in fatto di manutenzione sono fortemente cambiate rispetto ai trattori di alcuni decenni fa

I tempi si allungano

Lo standard, fino alla fine degli anni Novanta, era di 350 ore per l’olio motore, 500 per il cambio e l’idraulica. Radiatori, quando necessario. Oggi, grazie alla messa a punto di nuovi fluidi, questi tempi si sono notevolmente ampliati. L’olio motore si sostituisce ormai, sulle macchine di ultima generazione, ogni 500 ore, mentre per altri fluidi siamo arrivati a 750 e anche 1000 ore tra un cambio e l’altro. Per molte macchine, significa lavorare un anno senza necessità di cambio olio e ciò ovviamente è un gran vantaggio, se non altro perché consente di rinviare il fermo macchina alla stagione invernale, quando si ha più tempo e la maggior parte dei trattori non lavora.

Questa dilazione è resa possibile dalla messa a punto di oli speciali, dotati di base sintetica e di specifiche di alto livello, grazie alle quali si riducono i rischi di taglio, ossia di rottura della pellicola protettiva che l’olio forma su ingranaggi e altre parti da preservare. Il loro costo è chiaramente superiore rispetto a quello degli oli comuni, realizzati con basi standard, molto spesso rigenerate, ma assicurano maggior protezioni e minori necessità di sostituirli.

La sostituzione dell'olio resta indispensabile, ma i tempi dell'intervento si sono allungati

Il trattore fa da sé

Un’altra soluzione ideata dai costruttori per andare incontro alla scarsa disponibilità di tempo della clientela è la manutenzione automatica per alcuni specifici componenti. Su molte attrezzature (presse, ma anche mietitrebbie e trinciacaricatrici) abbiamo per esempio l’ingrassaggio automatico centralizzato: tutti i punti da ingrassare sono connessi a una pompa che si alimenta da un grosso serbatoio di grasso. L’operatore, anziché ingrassare i singoli punti, perdendo tempo e con il rischio di scordarsene qualcuno particolarmente difficile da raggiungere, deve soltanto riempire il serbatoio quando sta per vuotarsi.

Funzionamento del tutto diverso, ma risparmio di tempo paragonabile, per i sistemi di raffreddamento a ventola reversibile. In questo caso, ad automatizzarsi è la soffiatura dei radiatori: speciali ventole a pale orientabili possono infatti invertire il flusso dell’aria, spingendola verso l’esterno anziché attirarla verso l’interno. In questo modo, periodicamente l’operatore può liberarsi di pollini e residui vegetali che ostruiscono le griglie del cofano e i radiatori stessi. L’operazione, sulle macchine di ultima generazione, può anche essere automatizzata: basta impostare sul terminale la frequenza con cui si vuole che la ventola si trasformi da aspirante in soffiante. Frequenza che, ovviamente, può variare a seconda del lavoro fatto, in quanto tra la distribuzione dei reflui e la pressatura del fieno, per fare due esempi estremi, c’è una notevole differenza sui tassi di intasamento dei radiatori.

I costruttori offrono linee di ricambi originali

Il nodo dei ricambi

Impossibile trattare di manutenzioni senza affrontare la questione dei ricambi. Come sanno bene i nostri lettori, ce ne sono essenzialmente di due tipi: originali e non. I primi sono marchiati (e garantiti) dal costruttore della macchina, si acquistano prevalentemente in concessionaria e sono invariabilmente più cari del ricambio generico, altrimenti detto compatibile. Non sempre la differenza di prezzo è elevata, poiché periodicamente i costruttori lanciano campagne per fidelizzare i clienti e spingerli ad acquistare i ricambi presso la propria rete di concessionari. Lo fanno per vendere più ricambi ma soprattutto per dare una mano ai concessionari, che fanno spesso bilancio più con assistenza e servizi post-vendita che con la vendita del nuovo.

I ricambi equivalenti (altro sinonimo di generico) non sono ovviamente tutti uguali: ve ne sono di migliori e di peggiori. Alcuni sono prodotti dagli stessi ricambisti che forniscono i costruttori di trattori, per cui sono in tutto e per tutto identici all’originale, a eccezione del marchio sulla scatola. Costano meno dell’originale, ma non molto meno. Vi sono poi ricambi di fascia media e altri, realizzati essenzialmente nell’Estremo Oriente, che hanno prezzi popolari ma qualità più bassa.

I ricambi si trovano in primo luogo presso i concessionari, e in questo caso sono generalmente originali. Generalmente, ma non sempre: un concessionario può avere, accanto ai ricambi originali, una linea di prodotti a minor prezzo, magari da destinare a macchine già avanti con gli anni o che fanno soltanto poche decine di ore l’anno.

Come per i ricambi meccanici, anche l'olio può essere marchiato con il simbolo del costruttore di macchine agricole o generico. L'importante è che sia di buona qualità e rispetti i requisiti, oggi molto rigorosi, per i trattori e le trasmissioni di ultima generazione

I tempi contano

La battaglia dei ricambi si gioca, oltre che sul prezzo, sui tempi: quelli di consegna e quelli – nel senso di anni di vita – del trattore. Partiamo da questi ultimi. Un trattore nuovo è coperto da garanzia e la garanzia impone che i tagliandi siano fatti da officine autorizzate e con ricambi originali. Dunque, per i primi due anni tutti utilizzeranno la ricambistica indicata dal costruttore. Terminata la garanzia – sempre che non vi sia un’estensione della stessa, cui gli acquirenti ricorrono con sempre maggior frequenza – si entra nel libero mercato. Gli addetti ai lavori ci spiegano che generalmente si tende a utilizzare ricambi originali o comunque di alta qualità per le macchine più recenti, anche in conseguenza del loro valore. Passato un decennio, si cerca di risparmiare laddove si può, anche sui ricambi. Non avrebbe senso, del resto, montare un pezzo di primissima fascia su un trattore degli anni Ottanta. È in base a questo principio che molti costruttori propongono una linea specifica di componenti, pensata proprio per le macchine più datate. Sono degli equivalenti e come tali costano meno dell’originale, ma sono comunque garantiti dal costruttore.

Torniamo però ai tempi. Di quelli del trattore abbiamo detto; restano da trattare i tempi di consegna. La logistica, in questo ambito, ha fatto miracoli. Se qualche decennio fa non si garantivano consegne prima di tre giorni dall’ordine, oggi quasi tutti i ricambisti e molti concessionari sono in grado di fornire il pezzo entro 24 ore dalla richiesta, se la stessa è fatta entro un certo orario. Alla peggio, il ricambio arriva entro le 48 ore dall’ordine: un tempo praticamente standard per chi ha la sfortuna di vivere in aree marginali o sulle isole.

Per ottenere tempi di consegna così stretti, i venditori di parti hanno investito sui magazzini, ormai in gran parte automatizzati, e su doppi e tripli turni di lavoro, nonché su accordi specifici con i corrieri che effettuano le consegne. La concorrenza, ancora una volta, ha favorito i consumatori (di ricambi, in questo caso): è bastato che qualche importante gruppo straniero iniziasse a ridurre i tempi di consegna perché tutti i ricambisti, stranieri e nazionali, fossero costretti ad adeguarsi.

L'automazione di alcune funzioni ha ridotto la necessità di interventi di manutenzione. Nella foto, un sistema di ingrassaggio automatico

Olio dalle mille vite

Un tipo molto particolare di ricambio è l’olio e la sua sostituzione è la più classica delle manutenzioni, oltre a essere una delle poche che un agricoltore può eseguire in proprio, anche su macchine di ultima generazione. Per quasi tutto il resto, occorrono invece il software di diagnostica e chiavi speciali, non reperibili sul mercato o reperibili a costi che rendono la manutenzione fai da te anti-economica.

Quanto scritto riguardo ai ricambi originali o compatibili vale anche per l’olio. Tutti i concessionari vendono l’olio consigliato dal costruttore, ma molto spesso hanno anche linee di oli generici. Non per questo di bassa qualità, essendo prodotti dalle stesse case che realizzano gli oli brandizzati dai vari marchi di trattori. Negli ultimi anni, l’evoluzione della ricerca ha permesso di avere oli con durate quasi doppie rispetto al passato e di dilazionare nel tempo gli interventi. La qualità dell’olio influisce anche sul ritardo ammissibile per la sostituzione. Ipotizziamo che si arrivi al momento di fare il cambio olio, ma proprio in quelle settimane il trattore è impegnato in un lavoro che non può essere interrotto. Fino a quando si può ritardare la sostituzione senza rischiare danni al motore? Dipende, appunto, dall’olio. Un prodotto di buona qualità, che utilizzi soprattutto basi sintetiche e vergini, può sopportare senza grossi rischi un centinaio di ore di lavoro in più rispetto al tempo di sostituzione consigliato. Un olio di basso prezzo – e conseguentemente di bassa qualità – va incontro a un pericolo più alto di taglio e dunque di mancata lubrificazione di parti in forte sfregamento, come i pistoni all’interno dei cilindri, per esempio, o le bronzine sull’albero.

Un olio è costituito da basi e additivi. Le prime sono fondamentali per determinarne qualità e tenuta nel tempo. Le basi vergini sono chiaramente le migliori, e quelle sintetiche migliori ancora delle naturali. Tuttavia molti oli impiegano basi rigenerate: sono ottenute dal recupero e nuova raffinazione degli oli esausti: una filiera che vede l’Italia ai primi posti nel mondo. Dare nuova vita all’olio, depurandolo da residui di gasolio, impurità varie e molecole d’acqua, è un modo per ridurre l’uso di materie prime petrolifere e recuperare uno scarto che altrimenti dovrebbe essere incenerito. Tuttavia è importante la destinazione di questi oli rinnovati: vi sono ambiti, come l’idraulica, in cui non servono resistenze ad altissime temperature e forze di taglio, mentre nel motore, soprattutto in quelli moderni, occorrono prodotti dalle performance elevate e soprattutto stabili nel tempo.

Anche per questo motivo negli ultimi anni la ricerca ha portato a mettere a punto oli sempre più specifici. Ogni costruttore di trattori li fa realizzare secondo requisiti propri, studiati non soltanto per il marchio, ma talvolta anche per una determinata serie di trattori. I motori Stage V, per esempio, richiedono caratteristiche diverse rispetto ai vecchi 6 cilindri di Stage III. Allo stesso modo, un olio per trasmissione Cvt ha specifiche differenti da uno che dovrà lubrificare un cambio powershift.

La ricerca non ha interessato soltanto l’olio. Anche il liquido di raffreddamento è molto diverso dalla miscela di acqua di pozzo e un goccio di antigelo che era comune trovare nei radiatori fino agli anni Ottanta. Ai tempi la su temperatura difficilmente superava i 90 gradi mentre oggi, tra Egr e altri accorgimenti per contenere l’inquinamento, si raggiungono temperature interne tali da portare il refrigerante oltre i 110 gradi. Senza una corretta miscela di formulati specifici, inizierebbe a bollire ben prima. È anche per questo motivo che ormai, accanto ai liquidi concentrati, da diluire in azienda, sono sempre più comuni le latte di prodotto già pronto, miscelato nelle giuste dosi e contenente acqua demineralizzata, che non lascia residui nel radiatore.

Gli interventi di manutenzione sono ormai possibili soltanto disponendo di software diagnostico. Il semplice agricoltore riesce a sostituire olio e fluidi e poco altro

Col digitale cambia tutto

La tecnologia ha dunque profondamente mutato condizioni, tempi e natura delle manutenzioni; tuttavia la rivoluzione digitale promette cambiamenti ancor più radicali, soprattutto grazie alla telemetria. Ossia al controllo da remoto delle macchine, costantemente connesse con la sede e, previo consenso del proprietario, con l’officina.

È una rivoluzione, in verità, già iniziata e di cui si incominciano a intravedere i confini. Per prima cosa, ogni macchina con meno di dieci anni mostra, in un’apposita pagina del sistema operativo, quanto manca alla prossima manutenzione e che interventi si dovranno effettuare. In prossimità della scadenza appare un messaggio di allarme sul monitor: impossibile non vederlo, anche perché non si può continuare a lavorare senza spuntarlo.

Tutto ciò, però, accade a bordo della macchina, come fosse un’entità isolata. Cosa che, per molte macchine, non è più vera, poiché la sopracitata telemetria le connette costantemente con altri luoghi. Pertanto, le ore che mancano alla manutenzione e i materiali necessari per farla sono visibili anche in sede aziendale e in officina. Anzi, grazie a queste informazioni i meccanici possono programmare più agevolmente il loro lavoro: quando si avvicina il momento della manutenzione telefonano al cliente e concordano un appuntamento, in modo da ridurre il fermo macchina al minimo. Per determinati marchi l’operatore può anche prenotare la manutenzione dal trattore: basta premere pochi tasti per ordinare i ricambi necessari e contattare il servizio di assistenza che li dovrà installare (sempre che l’agricoltore non voglia farlo da sé, ovviamente). È chiaramente un modo per spingere a usare ricambi originali e a servirsi delle officine ufficiali, ma funziona e solleva l’agricoltore da un problema.

Quanto sopra vale per le manutenzioni programmate, che avvengono una volta raggiunto un determinato monte-ore. La vera rivoluzione, già in embrione, è però la manutenzione o assistenza predittiva: basandosi sulle centinaia di sensori presenti su trattori e macchine da raccolta, i sistemi operativi, ormai dotati di una prima forma di intelligenza artificiale, possono prevedere l’usura di determinati componenti che di loro non richiedono sostituzione ogni X ore. Per esempio, un cuscinetto o una frizione. Le lavorazioni che si effettuano, l’intensità delle medesime, le temperature e il carico motore medio possono far prevedere con ridotto margine di errore quando un ingranaggio o un cuscinetto saranno a fine vita, cosicché sia possibile sostituirli prima che si rompano, con conseguente fermo macchina e probabili danni. Quant’è lontano, da tutto questo, l’agricoltore che scarica l’olio in un vecchio bidone tagliato a metà, sotto la tettoia del fienile, e rabbocca il radiatore con l’acqua del pozzo.


Manutenzioni a distanza

Anche i software richiedono, in un certo senso, una manutenzione continua: si chiama aggiornamento e deve essere fatto periodicamente. Oggi è realizzato quasi sempre in fase di tagliando, ma ormai tutti i costruttori sono vicini ad avere sistemi di telemetria tali da poter effettuare controlli e aggiornamenti a distanza, grazie al collegamento in rete internet. Una comodità in più per l’agricoltore e un bel risparmio di tempo per il tecnico dell’officina.

Manutenzione, dal fai da te alla telemetria - Ultima modifica: 2024-11-13T15:11:38+01:00 da Roberta Ponci

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