Sentirsi giovani grazie ai ricordi

Natale Segna accanto al suo Landini 30 Testacalda del 1959
Dal lago di Garda. Natale Segna possiede oltre 100 pezzi tra trattori e macchine agricole d’epoca. Molti dei quali sono della sua generazione

«Ho ancora viva la memoria dell’epoca in cui ero ragazzino e di ritorno da scuola salivo sui trattori ad aiutare i miei genitori in campagna. Perciò ho cercato di riacquistare il più possibile quella che era la tipologia dei mezzi di allora e di tenerli vicini a me. In un certo senso mi sento ancora il ragazzo di quell’epoca».

Natale Segna, classe 1950, di Desenzano del Garda (Bs), non ha saputo resistere al fascino dei trattori d’epoca, per cui a un certo punto della sua vita ha deciso di recuperare quella che considera una parte importante della sua esistenza. «Il tutto è iniziato negli anni ‘90, quando ho deciso di recuperare i Landini che facevano parte dell’azienda di famiglia. Sono figlio di contadini e sono io stesso un agricoltore, anche se poi nella vita ho fatto tutt’altro (Natale è proprietario di un’azienda che ha un ruolo importante nel settore delle macchine da costruzione, ndr), e nell’azienda di famiglia c’erano soprattutto i trattori Landini che, quando l’azienda fu venduta, andarono purtroppo persi. Landini, però, ha segnato la mia vita, così ho cominciato a riacquistare tutti quei modelli, dopo di che mi sono letteralmente sbizzarrito, perché questo mondo mi ha davvero conquistato. Mi sento, cioè, ancora legato alle vicende dei trattori, tanto che ho soprattutto modelli della mia epoca, perché sono andato alla ricerca di quelli che appunto ho guidato e sentito mettere in moto».

Landini docet
Landini Vélite del 1937 in primo piano e dietro SuperLandini del 1953 (in questa foto). Nelle foto successive: L25 del 1957 in “sala restauro”, Landini 3200 del 1968, Landinetta cingolata e R4000 e Landini C25
L25 del 1957 in “sala restauro”
Landini 3200 del 1968

Nel complesso la collezione di Segna conta più di 100 pezzi, tra i quali occupano uno spazio importante i cingolati. «L’idea di prendere dei modelli cingolati è nata dal fatto che sostanzialmente sono appassionato di cingolati e qui in zona ce n’erano molti, in particolare al confine con il Veneto, perché venivano usati per lavorare nei vigneti, dove serviva soprattutto aderenza e quindi i trattori a ruote non erano utilizzabili. E poi il cingolo è la “strada” del trattore, nel senso che senza cingolo quel trattore non andrebbe da nessuna parte».

Landinetta cingolata e R4000
Landini C25

Andiamo quindi a scoprire i mezzi che compongono questa collezione, mezzi che Segna ha voluto recuperare «per sentirne il canto – puntualizza –. Quello dei trattori, infatti, non è rumore, ma musica».

In principio fu Landini

Partiamo allora da quelli che hanno dato il via alla collezione di Segna, ovvero i cinque Landini Testacalda che l’azienda di famiglia aveva acquistato per lavorare la terra, ovvero un SuperLandini 45-50 del 1945, un Vélite del 1937 (con le sue ruote originali), un L45 del 1954, un 30 e un 44 Major del 1958. Di Landini a ruote in collezione ce ne sono poi tanti altri: un altro Vélite (del 1942, di quelli che venivano “trasformati” in tempo di guerra, per trainare i carri su strada), un 25 terza serie e diversi 25 quarta serie, una Landinetta, la serie 3000 (un 3000 del 1963, un 3000 Super e un 3200 del 1968), un R4000 e un R6000, tutti pezzi che Segna sta restaurando e portando allo splendore iniziale.

Cingolati piccoli e grandi
Veduta di alcuni dei piccoli cingolati Fiat presenti in collezione (in questa foto). nelle foto successive: Caterpillar D7 con targhette in inglese, Caterpillar D9G, vero e proprio colosso da 386 cv
Caterpillar D7
Targhette in inglese del Caterpillar D7
Caterpillar D9G, vero e proprio colosso da 386 cv

Una menzione particolare merita il 3200: stando alle informazioni raccolte da Segna, si tratterebbe di un pezzo raro perché prodotto in sole 20-25 unità, in quanto probabilmente rappresentava una sorta di prototipo con il motore del 3000 e il carro del 4000. Venne, quindi, scartato dopo poco tempo perché il motore era troppo debole rispetto alla struttura posteriore.

Folta anche la presenza del marchio Fiat: Segna ha sostanzialmente collezionato la Serie Diamante (4 modelli su 5: 215, 415 (in restauro), 615, 715, manca solo il 315) e la serie Nastro Oro (completa: 250, 350, 450, 550, 650, 750, 850, 1000 e 1300).

Cingolati

Passando ai cingolati, una buona parte è rappresentata da modelli Fiat, che erano molto diffusi nella zona, perché come detto gli agricoltori lavoravano i vigneti con i piccoli cingolati. Si segnalano in particolare alcuni 25 C e i classici 55C e 70C, ma non mancano ovviamente anche i Landini, con una Landinetta del 1956 (con motore monocilindrico da 20 cv), un C25 del 1958 (che sostituì la Landinetta mantenendo il motore monocilindrico), un C35 del 1959 (che introdusse il motore Perkins a tre cilindri) e infine un R4000, serie che spopolò come numero di macchine vendute.

Trebbiatura e dintorni
Sgranatrice Fratelli Carra (in questa foto). Nelle foto successive: pressa della Mansal, trincia Hesston 4000 e trebbia Volvo ST-257
Pressa della Mansal
Trincia Hesston 4000
Trebbia Volvo ST-257
Trebbia Volvo ST-257

Quello che colpisce, però, nel gruppo dei cingolati è soprattutto una serie di macchine decisamente più grandi, ovvero i Caterpillar, con sette modelli (D2, D4, D5, D6, D7, D8 e D9). Tra questi in particolare da segnalare il D5 del 1950, con motore Cat da 105 cv (che col turbo arrivano a 140), preso nel Piacentino, attrezzato con aratro bivomere reversibile («non ha tanta potenza – confessa Segna – ma ha un motore con un suono affascinante che non ha nessun’altra macchina») e il D7 del 1951, con motore Cat quadricilindrico da 160 cavalli, appartenuto in origine alla marina militare statunitense nella Seconda guerra mondiale, come testimoniano le targhette che mostravano le condizioni per il trasporto sulle navi.

Infine, da citare anche un Komatsu D50F -16, con motore diesel Komatsu da 136 cv, sempre attrezzato per l’aratura, preso a Mirandola (Mo), zona dai terreni molto duri che richiedevano appunto il ricorso ai cingolati.

Officina deluxe
Un modello cui è molto affezionato Segna è l’OM 750 DT del 1974, macchina secondo lui instancabile (in questa foto). In collezione troviamo anche due Allgaier (AP 22, bicilindrico del 1955, e AP 133, a 3 cilindri, del 1956) e un Porsche Junior 109 monocilindrico del 1962. Segna ha una splendida officina dove effettua i suoi restauri insieme al valido collaboratore Giordano Artioli (a destra)
In collezione troviamo anche due Allgaier (AP 22, bicilindrico del 1955 - in questa foto - e AP 133, a 3 cilindri, del 1956) e un Porsche Junior 109 monocilindrico del 1962
Segna ha una splendida officina dove effettua i suoi restauri insieme al valido collaboratore Giordano Artioli (a destra)

Macchine da raccolta

La conclusione la riserviamo a una parte molto interessante della collezione che riguarda le macchine da raccolta. Segna, infatti, ne possiede diverse, a partire da una sgranatrice Universal dei Fratelli Carra di Suzzara (Mn): «me la chiedono ancora adesso – spiega Segna – perché c’è la moda del mais Maranino che dà una farina speciale per fare la polenta». Sempre dei F. lli Carra troviamo due trebbiatrici, una da 1 m e una da 0,80 m, quest’ultima da abbinare a una pressa della Mansal di Legnago (Vr). Molto particolari anche la trincia Hesston-Fiatagri 4000, recuperata e messa in ordine per le rievocazioni della trinciatura/trebbiatura, e la trebbiatrice della Pacioni di Barga (Lu). Infine, sicuramente inusuale per il nostro territorio, una trebbiatrice Volvo ST-257, di inizio anni 60, pezzo quasi unico, recuperato in due esemplari a Borgo San Lorenzo (Fi), a quanto pare appartenuti alla marchesa Gerini Cordero di Montezemolo. Come si suol dire, noblesse oblige.

Socio Gamae da diversi anni («sarebbe il caso di unificare le piccole associazioni in un’unica grande associazione», sostiene Segna), Natale Segna è pago dei mezzi recuperati e non ha intenzione di portarne a casa altri. «Più che altro vorrei realizzare un posto unico dove radunarli tutti. Anche se i figli non hanno questa mia passione e scherzando mi chiedono perché non abbia deciso di collezionare francobolli, credo che alla fine la conserveranno. Soprattutto se sarà raccolta in un unico grande ambiente».

Sentirsi giovani grazie ai ricordi - Ultima modifica: 2021-04-26T08:55:57+02:00 da Francesco Bartolozzi

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