Mirko Bonetti e la sua passione inarrestabile

Mirko Bonetti sul suo Landini L55 ultima serie
Fin da bambino. La passione per i trattori d’epoca di Mirko Bonetti ha origini lontane. E non accenna a diminuire

 

«Mio nonno Gustavo mi ha regalato il primo Sametto DA 12 quando avevo 14 anni e tutte le mattine prima di andare a scuola andavo ad aprire il garage per vederlo. Già allora cominciavano a manifestarsi i primi sintomi della “malattia”».

I modelli di Fabbrico
Bufalo del 1946, il secondo modello immatricolato dopo che la produzione riprese alla fine della seconda guerra mondiale (in questa foto). Invece, nelle foto successive: uno dei quattro Vélite presenti in collezione, un Super Landini del 1938 e un Landini 30 colorato di “verde John Deere”

La parola malattia ha, ovviamente, un’accezione negativa, ma non in questo caso, perché la usiamo per indicare una vera e propria passione, comunque sana, anche se praticamente impossibile da frenare. È quella che ha colpito Mirko Bonetti, autotrasportatore di Sassuolo, in provincia di Modena, collezionista che ha messo assieme qualcosa come 72 trattori d’epoca, dei marchi più disparati. «Da piccolo mio nonno e mio padre mi portavano al sabato pomeriggio a vedere trattori e macchine d’epoca – spiega Bonetti –. La mia famiglia fin da prima della guerra ha sempre lavorato nell’ambito degli autotrasporti e mio nonno aveva la passione per le auto d’epoca e i camion. Ma aveva anche quattro trattori Landini (due Vélite, un Super e un L25). Così quando sono cresciuto, all’età di 18 anni, ho cominciato a comperare il secondo Sametto, e poi un Motomeccanica Balilla piccolo, il secondo Landini L25, un Vélite ecc. Non seguo un criterio particolare nello scegliere le macchine, nel senso che se vedo un modello che mi colpisce, non c’è niente da fare, lo devo portare a casa in tutti i modi».

Uno dei quattro Vélite presenti in collezione
Super Landini del 1938
Landini 30 colorato di “verde John Deere”

Anche se qualche trattore è stato recuperato in Piemonte durante i vari viaggi di lavoro, la collezione di Bonetti è costituita da pezzi che vengono per lo più dalla zona di residenza (tant’è che il grosso è rappresentato dal marchio Landini), ritrovati per lo più tramite passaparola con gli amici. «Li recupero così come sono, basta che siano il più possibile originali – continua Bonetti –. A volte preferisco che siano sverniciati, perché così si vedono anche le saldature, le rotture ecc., mentre la vernice e lo stucco coprono tante magagne. Se necessario, li rivernicio io, ma soprattutto sui modelli con le ruote in ferro generalmente non intervengo. Ovviamente li sistemo sempre dal punto di vista della meccanica e mi piace “personalizzarli”, per cui sul davanti ho stampato il mio logo».

Landini in evidenza

Visto che è impossibile citare tutti i 72 pezzi della collezione, ci soffermiamo solo su quelli più interessanti, iniziando dal marchio più presente, che come detto è Landini, con una ventina di modelli. Tra questi si segnalano innanzitutto un Bufalo da 40 cavalli, particolare perché «è il secondo che è stato prodotto dopo la guerra – ci spiega Bonetti – nel senso che si erano fermati a causa del conflitto alla matricola 10069, poi nel 1946 hanno ripreso la produzione e il mio esemplare è la matricola 10071. Cinque anni fa l’ho smontato tutto e rimesso a nuovo dal punto di vista della meccanica, ma l’ho lasciato color ferro, con le sue ruote in fusione originali e i puntoni consumati così com’erano quando l’ho acquistato».

Emilia dominante
Ruggerini RD 15 (in questa foto). Nelle foto successive: Azzolini R 57, Raimondi Leprotto in livrea rossa, Lugli L10 in versione agricola, SuperOrsi recuperato a Cuneo e Oto R18 seconda serie

Altra serie Landini che ha attirato Bonetti  è  il  Vélite VL 30, di cui possiede quattro modelli: uno che era di proprietà del nonno, uno del 1941, con i suoi puntoni originali, un altro preso dopo il Sametto («a 100mila lire alla volta», precisa Bonetti) e il quarto che ha solo tre numeri di telaio di differenza rispetto al terzo.

Immancabili, poi, i SuperLandini (con due esemplari, uno del 1938 e uno del 1946) e sicuramente particolare anche l’L30 semicingolato in versione agricola. Da citare, infine, per la sua “originalità” un Landini 30 del 1959, che Bonetti ha verniciato di verde, tanto che «alle sagre  lo chiamano tutti il John Deere testa calda».

Azzolini R 57
Raimondi Leprotto in livrea rossa
Lugli L10 in versione agricola
Bonetti possiede anche un SuperOrsi recuperato a Cuneo
Oto R18 seconda serie, ultimo acquisto di Bonetti

L’ultimo Landini acquistato da Bonetti è un L55 ultima serie, 55 cavalli, del 1956, a completare un’ottima collezione, a cui vorrebbe aggiungere la prima serie di Landini testacalda, con i modelli a vasca e magari la locomobile, «ma ormai sono introvabili e soprattutto troppo costosi».

Made in Emilia

Lasciando Landini, troviamo pezzi molto interessanti di diversi marchi. Rimanendo nell’areale reggiano abbiamo quindi un Lombardini TL 25 del 1956, da 22,5 cavalli di potenza erogati da un motore LDAT95/2 2 cilindri a V; poi un Ruggerini RD 15 del 1960, il primo dei tre modelli prodotti dall’azienda di Rubiera (Re), ritrovato in livrea arancione in quel di Gattatico (Re), con motore Ruggerini da 20 cavalli e cambio a quattro marce più retromarcia; e infine un Azzolini R 57 con motore Slanzi DVA500T da 9 cavalli, del 1952, usato nelle fornaci.

Carioche speciali
Nella collezione di Bonetti si ritrovano anche tre carioche: una con motore OM Taurus e ruote a raggi di una macchina sportiva dei tempi (in questa foto), una con motore del 501 Fiat e una Prandi Scaravelli, con motore Co-Tieme Argo a petrolio raffreddato ad aria da 8 cavalli del 1953
Carioca con motore del 501 Fiat
Carioca Prandi Scaravelli, con motore Co-Tieme Argo a petrolio raffreddato ad aria da 8 cavalli del 1953

Spostandoci nel Modenese, spiccano due Raimondi (un Leprotto, con motore diesel Attim Milano da 7 cavalli, verniciato in rosso e verde, anche se l’originale era di color grigio, e un Torello, sempre da 7 cavalli, ancora da restaurare) e un Lugli L10 con motore Ruggerini RA-10T da 10 cv, in versione agricola (dotato di fanali e di una piccola presa di forza).

Sametto 120, il primo trattore comperato da Bonetti
Eron D 12 del 1951, con motore Condor (licenza Guidetti) da 12 cv, esposto a Bagnolo in Piano nel 2019
Veduta dall’alto del nuovo capannone che ospita la parte più importante della collezione di Bonetti

Sono tanti gli altri marchi presenti nella collezione, italiani (Fiat, Orsi, Motomeccanica, Lesa, Oto Melara) e stranieri (Fordson, Fahr, Nuffield, Steyr, Allgaier). Socio Gamae da una decina d’anni per puro spirito di associazionismo, Bonetti adesso ha il solo freno dello spazio limitato, dal momento che il nuovo capannone e i garage sono ormai stipati. Ma di sicuro non si fermerà. «Ho un nipote che è abbastanza appassionato e ogni tanto viene alle sfilate, ma io sono ancora giovane e quindi non penso a cosa ne sarà di questi miei gioielli. So solo che non venderei niente di tutti questi trattori che ho recuperato negli anni. È un “gioco” che, finché posso, me lo godo, dopo di che succeda quel che succeda».

Mirko Bonetti e la sua passione inarrestabile - Ultima modifica: 2021-01-20T08:08:59+01:00 da Francesco Bartolozzi

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