La passione per il collezionismo nella maggior parte dei casi nasce per un desiderio di mantenere nel tempo qualcosa che è appartenuto al tuo passato. Questo vale soprattutto nel mondo delle macchine agricole d’epoca, dove molti collezionisti provengono dall’ambito agricolo e hanno nel sangue il dna della meccanizzazione agricola.
Non è il caso di Tersilio Dottori, titolare di una splendida azienda florovivaistica, presente a Jesi (An) da più di 40 anni, specializzata nella produzione di piante e fiori sia da esterno sia da interno. Dottori è nato sì in un’azienda agricola, ma la passione per le macchine agricole d’epoca è scoppiata solo una quindicina di anni fa. Ancor prima aveva cominciato con le automobili e le motociclette, a testimonianza appunto di un’attrazione che è più forte di lui. «La passione è venuta da sola – conferma Tersilio – e dopo ti si attacca. È come un contagio che ti prende e non riesci a liberartene. Io venivo dalla campagna, ma di quello che i miei genitori avevano in azienda non è rimasto niente. Poi, casualmente mi sono imbattuto in un trattore vecchio, una Fiat Piccola, l’ho fatta restaurare e da lì è partito tutto».
Oltre alla passione e alla pazienza, servono anche la conoscenza e le capacità per restaurare questi gioielli. «Ci vuole un amico che se ne intenda – spiega Dottori – e se sono riuscito a mettere in piedi questa collezione, è proprio perché ho degli amici che mi hanno aiutato, lavorando magari di notte e chiedendo davvero il minimo compenso. Insomma, dietro queste macchine c’è tanta fatica e adesso doverli abbandonare, dispiace».
Sì, abbiamo scritto abbandonare, perché Tersilio Dottori ha deciso di fermarsi e di non comprarne più. «La passione per il “ferraccio” o ce l’hai o non ce l’hai – spiega Tersilio – ma ora ho giurato che mi fermo. Ci penserà mio figlio Sauro: so che per lui rappresentano un “peso”, ma gli ho solo chiesto di lasciarli lì dove sono». Sauro ha già dato la sua parola che non li rottamerà, «anche se poi il problema si trasferirà alla generazione successiva oppure arriverà qualcuno che offre un assegno e si venderà tutto», aggiunge preoccupato.
A Tersilio sarebbe piaciuto dedicare ai suoi gioielli (trattori, auto, moto) una serra come quelle della sua azienda, «ma ormai non ho più la spinta giusta per superare tutti i vincoli burocratici che spuntano fuori quando vuoi realizzare cose di questo genere. Chissà, magari riuscirò a coinvolgere il Comune nella realizzazione di una sorta di museo gratuito, ad esempio per le scuole».
Quaranta modelli, diverse rarità
Andiamo allora a conoscere questa collezione, una quarantina di modelli in tutto (alcuni dei quali certificati Asi), che Dottori ha messo insieme, senza un criterio ben preciso («quello che mi ispirava, lo prendevo», questa è stata la sua filosofia), tutti recuperati da commercianti di macchine agricole della zona, ben tenuti e restaurati possibilmente come gli originali («ho sempre comprato macchine che avessero i loro pezzi originali – confessa Tersilio – perché andare a recuperarli in un secondo tempo è complicato e costoso»). Ovviamente ne evidenziamo solo alcuni, partendo proprio da uno di quelli più rari, un Baby della francese Gloppe (di Lione), con motore Panhard da 22 cv e cambio 4 marce, del 1955.
Dalla Francia passiamo alla Germania, molto presente nella collezione, a partire da un Hanomag R218 del 1957 (anno in cui venne introdotto dalla casa di Hannover), con cofano arrotondato, motore monocilindrico da 12 cavalli, appartenente alla gamma export e con caratteristiche identiche ai modelli domestici (in pratica cambiava solo la denominazione).
Rimanendo sempre in terra tedesca, si segnalano due Allgaier e un Porsche: Allgaier A111 del 1955 (monocilindrico, da 12 cavalli, raffreddato ad aria), Allgaier A133 di colore arancione del 1957 (3 cilindri, 38 cavalli) e Porsche Junior del 1957 (motore monocilindrico, da 14 cavalli). Altra rarità è un Bautz AS 120, il primo modello interamente progettato dalla Josef Bautz di Salgau e lanciato tra il 1950 e il 1951. Il modello di Dottori è dotato di motore Mwm 4 tempi da 12 cv, bicilindrico, raffreddato ad acqua, del 1956, evoluzione del precedente modello monocilindrico 2 tempi da 14 cavalli. Chiude il cerchio dei modelli teutonici un Güldner AZK8K del 1954, appartenente alla gamma piccola dei Güldner, prodotto con il convenzionale carro portante ed equipaggiato con motore Güldner raffreddato ad aria, bicilindrico, da 12 cv (che poi diventarono 14) e cambio a 5 rapporti.
Andiamo in Inghilterra e troviamo l’ultimo acquisto in ordine di tempo, vale a dire un Nuffield Universal 4M con motore diesel della British Motor Corporation (in sostituzione del precedente Perkins), raffreddato ad acqua, 4 cilindri, 3,4 l di cilindrata, 38 cv, di fine anni Cinquanta.
Passando oltreoceano, infine, troviamo due International Harvester McCormick: un Farmall B del 1947 e un Farmall Cub del 1950, quest’ultimo famoso per essere stato il più piccolo trattore costruito dalla casa, detto anche cucciolo tuttofare, con motore sulla parte sinistra del telaio e piantone dello sterzo sulla destra, carreggiata regolabile da 102 a 147 cm, motore benzina 4
cilindri raffreddato ad acqua e cambio a 3 marce.
Le “chicche” italiane
Ovviamente non mancano pezzi rari anche del nostro territorio. A parte alcuni modelli Same, Fiat, Landini, che spesso abbiamo incontrato in questa rubrica, ci sono alcuni esemplari meritevoli di segnalazione. Partiamo con il Lombardini TL8D del 1954, prodotto dall’azienda di Reggio Emilia dal 1954 al 1962, evoluzione del TL8 a petrolio, sostituito dal motore diesel Lombardini LDA85 da 8 cavalli, monocilindrico, raffreddato ad aria.
A seguire si segnala il Lamborghini 1CTL, dei primi anni Sessanta, versione a telaio largo dell’1C, con motore Lamborghini FL2, bicilindrico, raffreddato ad aria, 26 cavalli. Trattore nato come apripista nella versione 1C e poi prodotto appunto anche in versione TL per le lavorazioni collinari.
Merita una menzione speciale, poi, un Golia Lugli con pala meccanica del 1980, motore VM da 20 cavalli, il più potente (nonché l’ultimo) mai realizzato dai Lugli, dotato di benna da 180 litri di capacità e impianto idraulico dedicato, con le leve di comando sulla destra del sedile.
Infine, sempre in tema di trattori industriali, un Pony T 20713, della milanese Quadrio & Villa, fine anni 50, costruttore di veicoli e apparecchi di locomozione per terra, acqua e aria.
Quando Tersilio passa in mezzo ai suoi trattori, viene fuori tutta la sua felicità e voglia di vivere. «Questa “roba” non cerca te, sei tu che la cerchi – conclude – perciò se la devi comprare e non volerle bene, allora è meglio che la lasci stare dov’è». Se avete voglia di farvi contagiare dalla gioia di vivere di Tersilio, “Terzo” e i suoi amici vi aspettano alla seconda edizione della mostra “Fiat 500 e derivate” il 9 prossimo settembre a Jesi.