Lo abbiamo conosciuto già nel numero scorso di Macchine e Motori Agricoli, quando abbiamo fatto visita al Museo Ferruccio Lamborghini di Funo di Argelato (Bo). E per cercare di completare la storia dei trattori Lamborghini, di cui abbiamo in parte parlato proprio nel numero scorso, non potevamo non andare a visitare anche la sua collezione. Parliamo di Alfio Alberghini, agricoltore in pensione di Corpo Reno (Fe), che vanta una interessante collezione di trattori, di cui 30 Lamborghini. «Sono nato a 2 km dalla prima sede della Lamborghini di Cento (Fe) – ci spiega – e sono cresciuto con Lamborghini nel cuore. Praticamente la passione per il Toro l’ho sempre avuta fin da piccolo, anche se in realtà i miei genitori, agricoltori anche loro, non avevano un Lamborghini in azienda, bensì un Fiat. Però avevamo un confinante che possedeva un Lamborghini 3352R e quando lo vedevo, l’attrazione era irresistibile». Così, circa 30 anni fa Alberghini ha cominciato a collezionare i trattori di Cento, sfruttando anche il fatto che nella sua zona ovviamente non era difficile trovare certi esemplari. Alcuni, però, li ha ritrovati girando per fiere e mostre in Veneto, Piemonte e Toscana, fino a mettere insieme una serie praticamente completa. Sono tutti ben ordinati in un capannone, suddivisi in raffreddati ad acqua, raffreddati ad aria e cingolati. Visto che abbiamo già trattato diversi modelli di Lamborghini nel numero scorso, in questa sede ci soffermiamo su quelli che non sono presenti nel museo Lamborghini. Facendo una doverosa precisazione. «Tutta la mia collezione – ci spiega Alberghini – è costituita da modelli non restaurati. Preferisco i trattori ben conservati a quelli restaurati e riverniciati, perché il trattore d’epoca non verniciato e ben conservato è più accattivante, e soprattutto fa capire come è stato trattato».
Ad acqua e ad aria
E allora cominciamo a passare in rassegna alcuni di questi trattori posseduti da Alberghini, partendo dai modelli raffreddati ad acqua e da due DL 25 particolari: uno perché, motorizzato Mwm, è tra i primi a essere costruito nel 1953, tanto che ha ancora il carro del DL 20, l’altro perché ha un motore Lamborghini (sempre 26 cv, 2 cilindri) e presenta un carro diverso. Un modello assente nel museo di Funo e presente nella collezione di Alberghini è poi il DL 30 Super, 2 cilindri da 32 cavalli, del 1956, ma con il carro del cingolato, proprio per sfruttare i benefici dei cingolati (ovverosia ruote sempre in trazione). Andando avanti con la rassegna, spicca un 36-40 (36 cv a trazione, 40 cv a puleggia) del 1955, motorizzato Mwm anche questo, ma già dotato di carro grande, perché rappresentava il trattore potente che Lamborghini costruiva insieme ai DL 25 con motore Mwm. Passando ai raffreddati ad aria, si parte ovviamente dalla Lamborghinetta del 1957, che Alberghini possiede nella versione normale, ma anche e soprattutto (perché ne fecero molto poche) in quella da vigneto stretto. Seguono due esemplari di 2241 R, modello del 1960 immediatamente successivo e molto simile alla Lamborghinetta, ma ancora con il cofano “piatto” senza visiera, dotato di contagiri e con 2 cv in più (24 cv). La seconda versione di questo modello posseduta da Alberghini, di sei mesi dopo, presenta i fanali già spostati in posizione anteriore. Sicuramente particolare è poi il primo modello con cofano bianco arrotondato, l’R226 del 1967, bicilindrico da 26 cavalli. «Siamo già nel periodo dell’R230 con cofano quadrato bianco – precisa Alberghini – e allora Lamborghini costruì un modello economico con cambio Hurth, mentre il motore aveva la stessa cilindrata, ma con pompa immersa e non in linea. Era bianco perché in quel periodo Lamborghini era già passato alla verniciatura bianca e ne furono prodotti circa 200 esemplari». A seguire troviamo il 3352 R, il primo 3 cilindri raffreddato ad aria di Lamborghini, 35 cv, molto simile al 2R, ma con parafanghi più stretti e cofanatura leggermente diversa (scanalatura più alta e scritta Lamborghini “semplice” sul davanti). Alberghini possiede anche un 2R DT (il primo a doppia trazione fatto da Lamborghini), del 1965, 39 cv, che presentava già il differenziale centrale ed era particolarmente maneggevole. Infine, con cofano arrotondato e motore raffreddato ad aria, fa bella mostra di sé il 4R da 52 cavalli, 4 cilindri, del 1961, il trattore più potente costruito allora da Lamborghini. Ultima serie è quella dei cingolati, dove si segnalano il modello raffreddato ad acqua DL 30C da 33 cv (nel museo Lamborghini è presente la versione TL a telaio largo), l’1C versione stretta (2 cilindri, 26 cv) e larga (1CTL), il 5C (3 cilindri, 39 cv, anche di questo nel museo è presente la versione TL), e il 4CTL, quattro cilindri da 52 cv, praticamente la versione a cingoli del 4R. Per chiudere la rassegna dei Lamborghini Alberghini ci segnala 4 modelli particolari nella sua collezione: parliamo dell’1R e 2R già con cofano squadrato del 1966 (quando praticamente finisce la serie), del DL 45-48 del 1960, 45-48 cavalli, con sollevatore originale (verniciato arancione come i 3352R perché all’epoca Lamborghini non aveva ancora un modello raffreddato ad aria abbastanza potente da proporre) e del DLA 35 Super del 1959 (35 cv, praticamente il 3352 con il carro dei cingoli, raffreddato ad aria).
Dall’Italia e dal mondo
Finita la rassegna dei Lamborghini, come detto una trentina, Alberghini possiede diversi altri trattori, italiani (Same e Fiat soprattutto) e stranieri. Il criterio di scelta è sempre quello di esemplari non ristrutturati, ma ben conservati («quando trovi un trattore ben conservato significa che il proprietario gli voleva bene», scherza Alberghini). Per quanto riguarda Same, ci limitiamo a evidenziare un Puledro Trento a 4 ruote motrici, mentre per Fiat forse il modello più raro è una 220C, la Piccola cingolata della Fiat, 22 cv del 1968, poco conosciuta, prodotta in pochi esemplari (un centinaio) per i vigneti. Diversi anche i Landini presenti nella collezione di Alberghini, alcuni di questi particolari come il 35/8 (35 cv del 1959, 8 marce, l’ultimo testacalda “piccolino” di Landini), il CL3200 (motore Perkins 2 cilindri, 35 cv, successivo alla Landinetta a 1 cilindro e al 30 cv 3 cilindri, del 1967-68) e il SuperLandini del 1938 (con filtro quadrato come il Velite e non rotondo, ne progettarono pochi esemplari per l’Africa). Vere e proprie rarità sono poi alcuni trattori prodotti da costruttori della zona, tra cui due Glef che costruiva a Renazzo (Fe) la ditta Gallerani Licinio e Figli (Glef): il primo è del 1951, con motore VM, prodotto in soli 7-8 esemplari, e il secondo è del 1957, motorizzato Deutz, 25 cv. Spostandoci solo di qualche kilometro troviamo un Monti HP 30-35 del 1954, costruito da Roberto Monti di Cento, motore Perkins P3, praticamente uguale al Carassiti Guazzaloca (tanto che sul libretto viene riportato ancora Carassiti Guazzaloca come costruttore), mentre andando verso Bologna, a Budrio per la precisione, troviamo un Campagnolo 27, prodotto dagli ingegneri Testoni e Martelli, con motore bicilindrico Slanzi raffreddato ad acqua da 18 cavalli, che Alberghini inserisce nella fascia delle carioche di terza categoria, perché dotate di carro in fusione e quindi molto simili a un trattore vero e proprio. Altri pezzi da segnalare sono il MotoMeccanica B50 con motore P3 da 10 cv, un Arbos Bubba sempre del 1956 con motore 4 cilindri Perkins (di questo ne furono prodotte 140 unità), e due Orsi: un SuperOrsi RV e un CDA 363 splendidamente conservato (del 1958, con motore Perkins da 36 cv, una delle ultime costruzioni del marchio di Tortona). Merita, infine, di essere citato anche un Breda cingolato D6 da 50 cv, pezzo particolare perché ne costruirono solo circa 300 esemplari, dal 1947 al 1951, anche questo ben conservato, motorizzato Breda e successivo al testacalda.
Stranieri
Non da poco anche alcuni esemplari stranieri che possiede Alberghini. Oltre ad alcuni diciamo così “comuni” (Lanz D2816, Deutz F4 L514, Steyr 15 e 17, Fendt Dieselross, il mitico Massey Ferguson TE20, primo trattore con sollevatore idraulico, un vecchio International diesel, e i Fordson Dexta, Major e E27N per citarne alcuni), sono da segnalare alcune particolarità. La prima è un Kramer KB 180 del 1956 (18 cavalli), con i fanali originali sotto il cofano e praticamente coperti dalla griglia anteriore (in posizione un po’ infelice, tanto che il proprietario ha fatto installare dei fanali ulteriori esterni). Poi abbiamo un John Deere D del 1927 da 15-27 hp, il pezzo più vecchio in assoluto della collezione, e un Massey Harris “pacemaker” del 1930 da 16-27 hp. Questi trattori sono per Alberghini una vera passione che ha cominciato a manifestarsi già dall’infanzia, per poi continuare a crescere nel tempo, procurandogli sempre più un grande interesse ed entusiasmo. In particolare, vorrebbe recuperare ancora qualche Lamborghini. «Ci sarebbe il 48-52, il 4 cilindri MWM della serie raffreddata ad acqua, del 1955, prodotto in soli 21 esemplari. E poi, l’1R DT e la famosa Carioca». A proposito di Carioca, Alberghini ci tiene a una precisazione che ci consente di correggere un’imprecisione riportata nell’articolo sul museo. «I motori Morris delle due Carioche di Lamborghini avevano praticamente la stessa cilindrata: sulla prima si trovava un 4 cilindri da 35 cv e 3.455 cc di cilindrata, sulla seconda un 6 cilindri da 40 cv e 3.485 cc». La straordinaria passione che abbiamo percepito in Alberghini non ci lascia dubbi: presto anche questi pezzi mancanti faranno parte della sua collezione. di Francesco Bartolozzi