Sulla sua pagina Facebook si definisce “Il principe degli inventori”, ma in realtà si considera “solo” un congegnatore meccanico. Roberto Torelli ha condotto fino a 5 anni fa alle porte di Parma (Coloreto per la precisione) un’azienda contoterzi “ereditata” dal padre e ha sempre avuto la passione per la meccanica. Passione generata soprattutto da un’inventiva e un ingegno sicuramente fuori dal comune. «Ho iniziato i miei studi all’Iti – ci racconta – per poi finirli all’Ipsia, da cui sono uscito appunto come congegnatore meccanico. La famiglia era di origine agricola e mio padre era un meccanico direi “factotum”: io ho imparato molto da lui, per poi perfezionarmi nel tempo, perché inizialmente seguivamo solo il reparto agricolo, ma in seguito mi sono dotato di escavatori per lavorare conto terzi nel settore del movimento terra».
Già all’età di 18 anni Roberto Torelli aveva creato la sua “trasformazione”: un Fiat OM 45 è diventato un muletto per sollevare le balle di fieno o di paglia. E la sua creatività si è ben resto rivelata incontenibile. «Ho partecipato a diverse trasmissioni televisive sui canali più importanti, dove ho presentato alcune delle mie invenzioni – conferma Torelli – così come ho partecipato a tante edizioni del “Carnevale dei Fantaveicoli” a Imola, a due edizioni della fiera “Ricicla” di Rimini (oggi Ecomondo) con la mia ecocompattatrice per rifiuti, brevettata, oltre a diversi raduni di veicoli d'epoca. Ho realizzato una copia della moto e dell’automobile di Batman, creato la moto più lunga del mondo, costruito una moto a gasogeno, fabbricato un autobus ecologico, trasformato un carro agricolo in diligenza, brevettato un sistema antiribaltamento per i trattori, insomma in tutti questi anni ho dato sfogo al mio estro meccanico».
Un progetto già pronto
La passione per la meccanica lo ha quindi portato a trasformare e costruire macchine particolari, ma anche a recuperare qualche macchina agricola d’epoca, tanto da avere in mente di dar vita a un vero e proprio museo. «Penso a un museo della storia della meccanizzazione agraria in Emilia-Romagna, nella Motor Valley. Un percorso “evoluto” senza troppa roba dentro, ma d’effetto – spiega Torelli – dove poter ospitare scolaresche e turisti e accompagnarli in un percorso che abbia un senso logico. E il tutto lo vorrei collegare all’asse della via Emilia, perché credo che in Emilia-Romagna siamo stati tra i capostipiti nella costruzione di qualsiasi macchina agricola e di derivazione agricola, penso per esempio all’industria del pomodoro e delle patate. Insomma, abbiamo una storia antica e siamo stati veramente dei pionieri. Non per niente il nome potrebbe essere "AgriMotor Valley"».
Lo spazio per realizzare il museo c’è, dato che si tratta dell’azienda agricola di famiglia, avviata dal bisnonno a inizio 900. «Mio bisnonno ha cominciato con le macchine a vapore trainate dai cavalli a trebbiare il grano nel 1910. Come azienda agricola avevamo anche una stalla, che si presta perfettamente a diventare una sala da museo. Mio figlio aveva addirittura portato alla maturità dell’Istituto Tecnico un progetto di questa sala polifunzionale con tanto di planimetria. Quindi il ricovero delle macchine e degli attrezzi ce lo abbiamo, l’esperienza e l’anzianità di servizio anche (io ho chiuso la mia attività conto terzi solo cinque anni fa) e allora diciamo che ci sono tutti gli oneri burocratici da adempiere e i vari permessi da richiedere, che forse rappresentano la parte più difficile. Spero comunque di realizzare questo sogno nel giro di un paio d’anni».
Le macchine in collezione
Dunque, una collezione di trattori e macchine agricole d’epoca in casa Torelli c’è. A cominciare da un OM 45 del 1958, trasformato (e non poteva essere diversamente) da Torelli. «Ha fatto metà vita da traino per trebbiare, dopo di che ho montato la guida retroversa e un montante da 12 quintali per usarlo come muletto. È bello “rustico”, perché preferisco i conservati ai restaurati, insomma si deve capire che è una macchina che ha fatto della fatica».
Altra trasformazione è una carioca Del Monte del 1962. «Qui si può parlare di doppia trasformazione – interviene Torelli – perché prima il costruttore (Del Monte appunto) ha ricavato un trattore da una Jeep, dopo di che un mio cliente ha inserito sollevatore anteriore, montante e guida retroversa per poterla utilizzare come elevatore per balle di fieno e casse di pomodori. Tra l’altro è una delle prime a essere stata commercializzata, come si può dedurre dalla targa PR 422».
Sempre in tema di macchine agricole d’epoca, troviamo anche un Ferguson TE 20 a benzina targato Pavia, un Fiat 352 C Montagna, diversi Ford (tra cui un Dexta) e una trebbiatrice della Mais di Suzzara appartenuta al nonno, quasi tutti da restaurare. Ma i due oggetti più “belli” sono sicuramente il Fiat 1300 e la Laverda M 120. Il primo è una Fiat 1300 prima serie del 1972, quindi non ancora a doppia trazione, riverniciato in arancione e con alcune modifiche rispetto all’originale.
«È stato il primo trattore un po’ potente costruito dalla Fiat – spiega Torelli – progettato soprattutto per i contoterzisti, perché le aziende agricole non si potevano permettere di spendere allora 20 milioni di lire per un trattore. L’ho recuperato da una fonderia che era fallita ed è perfettamente funzionante».
Anche la Laverda M 120 è del 1972, Torelli la usa ancora per trebbiare alcuni ettari di grano che ha in affitto. «Si può dire che è stata la storia dell’Italia agricola, la macchina per trebbiare per eccellenza – ricorda Torelli –. Pensare che noi siamo partiti con la prima mietitrebbia semovente che era una Aktiv della svedese Westerasmaskiner con ancora i sacchi per raccogliere il grano, un motore Mercedes a benzina e una barra da 2.50 m che poteva quindi andare in strada senza dover staccare la barra».
Non solo agricoltura
Oltre alle macchine agricole, Torelli ha recuperato delle macchine a vapore che venivano utilizzate per alimentare le fabbriche di pomodori, una turbina Francis per dare corrente agli stabilimenti di macchine agricole e conservieri, un escavatore Carlo Pesci attaccato a un Same DA 55 e due carica letame sempre degli anni 60: un Laltesi (azienda di Alseno, in provincia di Piacenza) a doppia trazione e motore diesel («si tratta di una trasformazione di un Chevrolet militare – precisa Torelli – dovrebbero averne costruiti 200») e un Battioni Pagani, azienda di Parma, entrambi restaurati.
Torelli si è associato al Gamae solo quest’anno, ma segue l’associazione da oltre 10 anni, e ha deciso di tesserarsi anche per avere un supporto nella realizzazione del museo. Ha iniziato a lavorare alla sua collezione circa 25 anni fa e adesso inizia a fare i conti con il futuro.
«Io continuo a recuperare cimeli – conclude Roberto – sempre che vengano venduti a un prezzo equo, e mi piacerebbe avere nel museo una locomotrice a vapore come simbolo dell’inizio della dinastia dei contoterzisti.
Ho due figli e due nipoti (che a breve diventeranno tre), per cui spero che abbiano non dico la mia stessa passione, ma almeno un po’ di sentimento verso la meccanizzazione, che è stata il nostro cavallo di battaglia, soprattutto qui in Emilia-Romagna».
Trattori e danza, un binomio vincente
Cultura, divertimento e spettacolo. Sono questi i tre ingredienti che hanno reso l’evento “Danzando sotto le stelle” un grande successo, suggellato dalla suggestiva cornice in cui si è tenuto, ovvero il parco della sontuosa Villa Rusconi nel cuore del piccolo centro storico di Mezzolara (Budrio, Bologna).
Lo scorso sabato 13 luglio l’ASD Trattoristi San Martino ha presentato un’esposizione di trattori storici attraverso un percorso appositamente allestito guidato dall’esperto Massimo Misley, che ha illustrato la storia e le caratteristiche di ogni singolo trattore. Una cinquantina i mezzi esposti, di 11 marchi diversi: Massey Ferguson, OM, Fiat, Porsche, Campagnolo, Ford, Same, International, Lamborghini, Landini e Steyr. Molto folta la rappresentanza di trattori Fiat e OM (provenienti per lo più dalla collezione di Davide Cacciari, vero e proprio deus ex machina di questo evento) e di Massey Ferguson (per lo più dalla collezione Tossani Paolo e Cristina).
Il clou della serata è stato il grande spettacolo di danza sportiva, dove si sono esibiti atleti di diversi livelli, nonché campioni del mondo di danze standard e latino americane, facenti parte del prestigioso Team Diablo di Molinella (Bo), la più grande associazione di danza sportiva al mondo, intervallati da alcuni divertenti sketch del comico Duilio Pizzocchi.
La due giorni di Mezzolara si è conclusa domenica 14 al mattino con il giro per il paese dei trattori storici, illustrato dal vicepresidente della Commissione Macchine Agricole e Industriali dell’Asi (Automotoclub Storico Italiano), Gabriele Begnozzi.