Una città che è stata capitale dell’industria trattoristica italiana. È Cento: in provincia di Ferrara, ma più vicina a Bologna per chilometri e tradizioni. Qui nacquero i motori VM, qui vide luce la Lamborghini. A Cento si contarono fino a nove costruttori di trattrici: un vero record mondiale.
Agostino Merighi è un collezionista che ha messo al centro della propria attenzione i trattori realizzati nella sua città. Prima di tutto i Lamborghini, seguiti dagli altri marchi. Agostino ha una storia particolare alle sue spalle: classe 1946, iniziò a lavorare appena terminate le scuole elementari. A 11 anni era già stabilmente su un trattore insieme al fratello più grande, come contoterzista. Suo papà era agricoltore, ma lui preferì dedicarsi al movimento terra.
«Sono appassionato di quanto la mia città è riuscita a realizzare – esordisce Merighi – nel campo della motorizzazione e dei trattori. Prima di tutti vi è quel gigante di Ferruccio Lamborghini, un vero imprenditore, che ha portato il suo nome e di riflesso quello di Cento in tutto il mondo. Ma non dimentichiamo Vancini e Martelli, i fondatori della VM, Carassiti e Guazzaloca, Monti, solo per citarne alcuni...».
Una carioca speciale
Visitando la collezione di Merighi pare di fare un salto indietro nel tempo, quando nel dopoguerra le campagne necessitavano di mezzi meccanici per far ripartire l’economia. E a Cento i costruttori facevano a gara per riutilizzare i residuati bellici e costruire carioche. Rarissima quella firmata Ferruccio Lamborghini. Da lì iniziò la scalata che lo portò ai vertici mondiali. Analizziamo nel dettaglio questo rarissimo e fondamentale mezzo, che possiamo definire Carioca Lamborghini motorizzata Morris. Prima di tutto il motore. Si tratta di un Morris 6 cilindri di fabbricazione inglese, recuperato sicuramente dal campo Arar di Gambettola (Fc) tra i residuati bellici. Era un motore a benzina, ma nell’Italia di fine anni ‘40 la benzina non c’era neppure per le autovetture (rare), figuriamoci per i trattori. Lamborghini non si scoraggiò e creò un vaporizzatore in cui il petrolio, sfruttando il calore dei gas di scarico, vaporizzava e poteva essere sfruttato al posto della benzina. Un Morris 6 cilindri sviluppava 70 cavalli, ma, con l’alimentazione a petrolio, la potenza scendeva a 40. «Pur essendo una carioca – dice il collezionista – si può ammirare tutta la cura che Lamborghini prestò nel realizzarla.
Era un mezzo di fortuna, ma aveva già l’impostazione della trattrice, a differenza di altri derivati che erano veri e propri assemblaggi senza criterio. L’estetica è curata, le lamiere sono impostate, vuole sembrare un trattore a tutti gli effetti». L’esemplare in possesso di Merighi ha in dotazione anche le ruote in ferro con spuntoni, adatte per l’aratura o lavori in cui serviva una forte aderenza. All’interno del posto di guida si trova la leva per l’acceleratore, il freno (a mano), il cambio, la frizione. Nel 1949 aveva un prezzo di 620mila lire.
Carassiti, pezzo unico
Lasciando per un attimo il mondo Lamborghini, ci si catapulta presso altri costruttori di Cento. Il trattore Carassiti non è raro, ma unico. Di questo modello con motore da 28 cv, ne furono costruiti solo due esemplari, pare. È motorizzato Vancini Claudio, colui che fondò la Vm insieme a Martelli. Altro pezzo poco diffuso è un Monti 35 cv, motorizzato Perkins. Il fondatore della casa costruttrice fu Roberto Monti, deceduto nel 2011 a 94 anni. La sua attività di costruttore andò avanti per diversi anni.
Poi fa spicco il Gandolfi Marziano, piccola trattrice da 15 cv, utilizzata in frutticoltura. Il motore è un monocilindrico VM e il nome Marziano deriva dalle sue forme arrotondate e dalla protuberanza sul cofano. A cosa serviva? È presto detto: non per l’aerodinamica, ci mancherebbe, ma per ospitare la testata. Se il cofano fosse stato realizzato tutto avvolgente, l’aspetto sarebbe stato troppo massiccio rispetto all’esiguità della trattrice. Ecco allora questo escamotage. Restiamo sempre a Cento: la trattrice di colore verde, visiibile nelle foto, è un’altra Carassiti Guazzaloca. È una macchina professionale a tutti gli effetti di cui Merighi ha anche la documentazione. È motorizzato Gui 3685 cc per 37 cv di potenza, combustibile petrolio. La prima immatricolazione è del 1951.
Tornando ai Lamborghini, il DL 48-52 con caricatore Pesci è un trattore che veniva usato in campagna o per caricare le barbabietole, oppure per il letame. In questo caso il mezzo è stato restaurato. È del 1954 ed è un quadricilindrico MWM, ciclo diesel 4 tempi raffreddato ad acqua.
E arriviamo alla classica Lamborghinetta, costruita dal 1957 al 1962 in circa 800 esemplari. Anche in questo caso il trattore è conservato, non restaurato. La Lamborghinetta poteva essere di due versioni: quella da vigneto aveva la carreggiata più stretta di 33 centimetri. Il cruscotto era essenziale con un unico indicatore: il manometro per la pressione dell’olio motore.
Due chicche Lamborghini
Infine, due chicche vere e proprie. Un Diesel DL 25 e un Diesel DL30 C. Entrambi perfettamente restaurati con i colori originali. Il collezionista li usa spesso nelle rievocazioni e quando c’è occasione per ricordare la figura di Ferruccio Lamborghini. Il cingolato esisteva anche nella versione frutteto, con parafango prolungato e arcuato verso il basso per non rompere i rami degli alberi. Allo stesso modo, il filtro dell’aria era situato nel posto di guida. La serie DL cingolata aveva telai indipendenti, oscillanti su una barra fissata al corpo della trattrice.
«Ho in mente altri progetti – conclude il collezionista – come acquistare una L33, il trattore che ha consacrato Lamborghini nella sua attività di costruttore. Ad ogni modo i miei ricordi corrono indietro di oltre 60 anni quando, uscendo da scuola, arrivavo a casa correndo per poter salire in fretta sul mio cingolato DL30».