Giacomo Merlo e i trattori del Graticolato Romano

Giacomo Merlo, vicino al suo R. Gaiani T 214
Tra Padova e Venezia. La collezione di Giacomo Merlo a Mirano (Ve) punta sul recupero dei modelli utilizzati nella storica area della pianura veneta

Ogni storia che raccontiamo in queste pagine dedicate alle macchine agricole d’epoca ha una sua peculiarità. Quella di questo numero è doppiamente particolare: perché il collezionista è giovane e perché si basa su un “principio” storico. Ci troviamo a Mirano, in provincia di Venezia, e il protagonista della storia si chiama Giacomo Merlo.

Dalle seminatrici ai trattori
Autoseminatrice Ariete della Busatto del 1952 con motore Ruggerini (in questa foto). Nelle foto successive: Carraro Super Tigre 635 del 1969, Busatto B 225 serie Tornado e Oto C30 completamente restaurato.
Carraro Super Tigre 635 del 1969.
Busatto B 225 serie Tornado.

«Dopo aver recuperato un Carraro Super Tigre 635, del 1972 – ci spiega – che era stato comprato dal mio bisnonno (ed è stato il primo trattore che ho guidato da bambino), e un Oto C30 del 1959, per il quale nel 2007 ho rinunciato allo scooter, mi è venuta l’idea di recuperare quei trattori che effettivamente erano stati utilizzati in queste zone. Sono quelli che io chiamo i trattori del Graticolato Romano, ovvero la centuriazione (cioè suddivisione) delle campagne della pianura veneta che termina proprio qui vicino. Piuttosto che prendere qualche trattore da fuori (anche se qualche eccezione c’è), ho sempre preferito, magari a costo di spendere qualcosina di più, tenere quello che era stato venduto ai contoterzisti e agricoltori della zona».

Oto C30 completamente restaurato.
Oto C30 completamente restaurato.

Gaiani e Busatto

Parliamo di una decina di trattori al momento, che venivano utilizzati nel raggio di 10 km da Mirano. Non una collezione mastodontica, quindi, ma sicuramente particolare per il criterio con cui è stata ideata e che presenta anche dei pezzi rari.

Da Gaiani a Field Marshall
L’R. Gaiani T 214 del 1960 (in questa foto) con sollevatore a mano (nell'altra foto). Nelle foto successive: il T 214 quando fu presentato alla fiera di Verona nel 1965. Motomeccanica Balilla con la scritta “Vincere” riprodotta sulla fiancata. Field Marshall del 1949.
L’R. Gaiani T 214 del 1960 con sollevatore a mano (in questa foto).

«Come questo trattorino, un R. Gaiani T214. Lo costruiva negli anni 60 il titolare della ditta per cui lavoro, Rino Gaiani – ci racconta con orgoglio Giacomo –. Prende origine da un motocoltivatore Bertolini, con i comandi che sono stati portati al volante, ma monta un motore diesel Lombardini LDA 96, 638 cm3 di cilindrata e 14 cavalli di potenza. Era stato progettato per lavorare in mezzo al mais e, infatti, era molto più comodo rispetto a un motocoltivatore, tanto che era stato equipaggiato con un sollevatore a mano per usare la fresa. Presenta giunto cardanico, scatola di sterzo di origine automobilistica e cofano in vetroresina, e ne sono stati prodotti 100 esemplari a partire dal 1960, tutti venduti qui in zona. È sicuramente il trattore a cui tengo di più e se ne trovo un altro, lo compro. Se ne trovano ancora in giro e tanti presentano l’avviamento elettrico».

Il T 214 quando fu presentato alla fiera di Verona nel 1965.
Motomeccanica Balilla con la scritta “Vincere” riprodotta sulla fiancata.
Field Marshall del 1949.

Quarto modello che troviamo in collezione è un Motomeccanica Balilla, del 1940 (il più vecchio della collezione), particolare perché appartenuto al conte Perocco della Meduna. «Era una famiglia nobile con una villa enorme qui vicino – spiega Merlo – e avevano dotato il trattore di attacco per l’aratro: lo usavano, infatti, per arare i loro terreni coltivati a kaki o per rincalzare i vigneti. Io ho rifatto il motore e recuperato le ruote in ferro e tuttora funziona bene».

Con il quinto pezzo torniamo a un costruttore veneto, Busatto, di Cadoneghe (Pd), e al suo trattore B 225 serie Tornado. «Me lo ha regalato lo zio di mio padre – continua il collezionista – ed era in pessime condizioni. Ne sono stati costruiti pochi e il modello che possiedo è del 1965. Ha il sollevatore e già a quell’epoca presentava due prese di forza, marce sincronizzate e una velocità di 40 km/h. Il motore è un 22DASL della VM di Cento (Fe), da 25 cv. Busatto interruppe poi la produzione di trattori alla fine del 1969».

Non solo trattori
Jeep MB dell’americana Willys-Overland Motors (in questa foto. Nella collezione Merlo troviamo anche una trebbia Artemio Bubba gommata del 1958, che appartiene a tutto il club Amici del Trattore di Mirano. Era stata riparata da un’officina dopo aver preso fuoco e presenta pressa incorporata, pesa, lanciagrano ed elevatore. L’angolo dei motori Guidetti e Comi Condor. Il prototipo DA260 Comi Condor e, sotto, due motori della Guidetti. Panoramica della collezione Merlo. Merlo, socio Gamae, ha omologato Asi sei dei suoi trattori.
Nella collezione Merlo troviamo anche una trebbia Artemio Bubba gommata del 1958, che appartiene a tutto il club Amici del Trattore di Mirano. Era stata riparata da un’officina dopo aver preso fuoco e presenta pressa incorporata, pesa, lanciagrano ed elevatore.

Sempre di Busatto, Merlo possiede un’autoseminatrice Ariete, del 1952. «Busatto cominciò la sua attività proprio con le seminatrici – racconta Merlo – cui applicava un cambio di origine automobilistica (scatola di sterzo della Fiat 1100 Musone). Inizialmente montava motore a petrolio Condor della Guidetti con avviamento a manovella, poi passò al Ruggerini a petrolio da 14 cv, quello del modello in mio possesso».

Dall’estero

Nella collezione di Merlo c’è spazio anche per un modello estero, un Field Marshall III Serie della inglese Marshall Sons & Co. (di Gainsborough per la precisione). «Me l’ha venduto il primo proprietario – spiega Giacomo – e anche questo lo vedevo lavorare quando ero bambino. Lo avevano comperato per abbinarlo alla trebbiatrice ed è stato il primo trattore con le gomme che è arrivato a Mirano, nel 1949 (presenta ancora la targhetta con la scritta “Ugo Querzoli concessionario per l’Italia e Colonie della Marshall”). Allora si pensava fosse una follia comprare un trattore con le gomme, eppure i proprietari ne comprarono addirittura due. Il motore è un semidiesel da 44 cavalli, 5.000 di cilindrata, e, a differenza del Super Landini, va in moto con una manovella per l’accensione a sigaretta. Ho promesso al vecchio proprietario di conservarlo così com’è e per gli anni che ha va ancora splendidamente».

L’angolo dei motori Guidetti e Comi Condor.
Il prototipo DA260 Comi Condor e, sotto, due motori della Guidetti.

A proposito di Landini, Merlo ha in custodia un Super Landini di un suo amico: si tratta di un pezzo storico del paese (di Borbiago, per essere precisi), appartenente alla prima serie (matricola 1716, del 1936), ma modificato in più parti (presenta, infatti, regolatore, parafanghi della seconda serie, cerchi personalizzati, bloccaggio del differenziale e marcia veloce) e con l’immancabile sollevatore Bordin.

Chiudono la collezione tre modelli “classici” (un Landini L25, un altro Oto C30 e un OM 512 Super), sempre recuperati in zona, mentre merita una segnalazione particolare una Jeep MB del 1944 dell’americana Willys-Overland Motors, immatricolata come trattore agricolo.

Panoramica della collezione Merlo.
Merlo, socio Gamae, ha omologato Asi sei dei suoi trattori.

«Veniva usata per portare la cisterna per l’irroratrice – specifica Merlo – ha infatti l’albero scanalato e la presa di forza per azionare la pompa: è stata recuperata nel 1958 a Pordenone, dopo di che è arrivata a Mirano».

Motori Guidetti e Comi Condor

Chiudiamo in bellezza con una “collezione nella collezione”. Merlo, infatti, possiede esemplari di molti dei motori Condor costruiti dalla Guidetti di Milano prima e dalla Comi Condor poi. «La serie che ho recuperato è abbastanza completa – conclude Merlo – e alcuni modelli sono proprio i primi costruiti. Mi sono appassionato alla storia della Guidetti perché tra il 1920 e il 1955 ha sfornato tanti motori e per quei tempi era una ditta all’avanguardia. Fallì dopo essersi avventurata nella produzione di una motoslitta per il mercato canadese e venne rilevata dalla Comi Condor, che nel 1971 costruì un motore universale diesel (il DA 260), un prototipo senza pistone, a seguito del rilevamento degli impianti produttivi ex Guidetti di Pavia e del marchio Condor».

Giacomo Merlo e i trattori del Graticolato Romano - Ultima modifica: 2020-09-07T07:07:27+02:00 da Francesco Bartolozzi

1 commento

  1. È bello vedere la passione e il recupero di pezzi unici che fanno parte della cultura del nostro territorio.
    È bello far vedere anche ai più piccoli che, chi prima di noi ha costruito con ingegno ,ancor oggi viene usato e amato per amore della nostra terra.
    È bello come Giacomo Merlo trasmette a tutti la propria passione per i trattori d’epoca tutt’ora perfettamente funzionali ,in questo momento storico in cui sembra interessare solo l’avanguardia e la velocità.

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