Il 27 novembre 2014 il Ministero delle Politiche Agricole e quello dell’Ambiente hanno comunicato che in sede di Conferenza Stato Regioni è stato approvato lo schema di decreto sulla revisione delle norme relative alla gestione degli effluenti di allevamento e sull’utilizzazione agronomica del digestato, prodotto dagli impianti di digestione anaerobica. Il provvedimento in questione è frutto di un’approfondita istruttoria, a cui hanno preso parte le Regioni, i Ministeri dell’Ambiente e della Salute e le Associazioni di categoria. Nel merito il provvedimento prevede:
- la bipartizione del digestato in agrozootecnico e agroindustriale;
- le condizioni di parificazione ai concimi di origine chimica, attraverso un’esecuzione di analisi chimiche al digestato in uscita dagli impianti ed il calcolo dell’azoto tramite l’effettivo fabbisogno delle colture, così da garantire il rispetto dell’ambiente;
- il divieto di utilizzazione agronomica del digestato in caso di immissione negli impianti di colture che provengano dai siti di bonifica;
- la flessibilità della collocazione temporale del periodo obbligatorio di 60 giorni di divieto di spandimento degli effluenti;
- l’introduzione di una graduale limitazione all’uso di colture no food alternative all’utilizzazione agricola dei terreni coltivati.
Si avvia verso un lieto fine, dunque, una questione aperta da tempo, ovvero quella della possibilità di utilizzo del digestato in sostituzione del concime chimico. I vantaggi per l’agricoltura di un tale riconoscimento sono ben riassunti nelle affermazioni del Ministro Gian Luca Galletti: “Con questo decreto si individua la soluzione giusta per rafforzare la sostenibilità ambientale delle produzioni agricole, consentendo allo stesso tempo una diversificazione delle attività che rappresenta una novità positiva di crescita per le imprese. Le aziende potranno infatti valorizzare gli scarti di produzione e produrre energia da fonti alternative, operando in linea con gli obiettivi energetici italiani ed europei”.
Il Ministro Maurizio Martina ha dichiarato: "Ora siamo pronti per un intervento sulle zone vulnerabili e ci impegniamo entro poche settimane a presentare richiesta alla Commissione europea. Insieme al Ministero dell’Ambiente proseguiremo il lavoro di concerto per una revisione della Direttiva Nitrati, per adeguarla ai più recenti studi scientifici, che hanno dimostrato il limitato contributo del settore agricolo a questo tipo di inquinamento delle acque”.
Anche istituti di ricerca e associazioni di settore da lungo impegnate nelle analisi che più volte hanno dimostrato l’equiparazione, sono soddisfatte di questo passo. Ad esempio il gruppo Ricicla dell’Università di Milano afferma: "Anche se attendiamo i dettagli per valutazioni più approfondite non può che far piacere che sia stato finalmente recepito che la digestione anaerobica non produce solo energia rinnovabile ma anche Fertilizzanti Rinnovabili“.
All’agricoltura va il messaggio implicito che essa possiede gli strumenti per rendersi sempre più energeticamente indipendente e sostenibile e per poter dunque rispondere alla sfida del millennio: produrre di più consumando di meno. La via: un sempre migliore sfruttamento in cascata delle risorse.
Articolo di Maria Luisa Doldi