I prodotti di scarto della filiera agroalimentare sono un’opportunità sempre più utilizzata: lo sanno gli imprenditori del settore primario e sempre di più anche i consumatori, da tempo abituati al concetto di riciclaggio. L’ultimo esempio arriva da una delle patrie mondiali della melicoltura, l’Alto Adige, dove da tempo i sottoprodotti della lavorazioni di questi preziosi frutti rinascono a nuova vita. È il caso dell’attività di Hannes Parth, che nel 2009 ha fondato a Bolzano Frumat srl, un laboratorio di analisi chimiche che ha iniziato a studiare la possibilità di lavorare industrialmente gli scarti di lavorazione delle mele, molto appetibili oltre che per la disponibilità di materia prima anche per le loro proprietà. Le bucce di mela, prive di “scadenza” e per questo facilmente stoccabili, si stanno dimostrando una preziosa fonte per ricavare materiali da impiegare per la realizzazione di prodotti ecocompatibili.
Dall’idea ai fatti il passo è stato compiuto con risultati sorprendenti e dai primi esperimenti che richiedevano il reperimento dei primi, magari scarsi quantitativi di scarti reperiti in qualche azienda melicola che in Alto Adige sono particolarmente numerose, si è arrivati a oggi, con diverse imprese che lavorano questo tipo di rifiuto alimentare trasformando una media di 30 tonnellate/mese di prodotto impiegati per produrre la "cartamela" per fazzolettini e rotoli da cucina, e la "pellemela" per le calzature e rivestimenti di divani. Esempi come questi, e le grandi opportunità della bioeconomia, saranno presentati a Cremona nell'ambito di BioEnergy Italy, Green Chemistry Conference and Exhibition e Food Waste Management Conference (CremonaFiere, 25-27 febbraio 2015).
“Il primo prodotto che abbiamo realizzato è stata la cartamela - spiega Hannes Parth - creato con pura cellulosa arricchita con gli scarti di lavorazione delle mele che dopo l'iniziale produzione di carta igienica, oggi trova diverse declinazioni come rotoli da cucina, fazzolettini da naso, scatole per il packaging. La nostra ricerca e le nostre sperimentazioni però non si fermano e ora siamo impegnati nella realizzazione della 'pellemela', un prodotto ottenuto sempre dagli scarti di lavorazione delle mele ma destinato alla legatoria, alle calzature e ai rivestimenti di divani e sedie. Stiamo riscontrando un notevole interesse - aggiunge Parth - da parte dei fruitori di questi prodotti ecosostenibili non solo a livello nazionale, ma anche oltreconfine dove, in Paesi come la Germania, l'Austria, la Svizzera e la Francia la sensibilità verso queste produzioni ha radici ben più antiche rispetto a quelle italiane". Eppure, e questo è un dato a mio avviso molto interessante - spiega Parth - nell'arco di pochi anni ho potuto constatare che anche nel nostro Paese le aziende interessate a produrre utilizzando scarti ottenuti dalla lavorazione industriale di alimenti, in questo caso specifico quelli delle mele, sono in continuo aumento".
Articolo di Emiliano Raccagni
Grazie per questo articolo, mi servirà molto per l’articolo da portare all’esame di terza media che dovrò esporre ai professori nel colloquio orale.
Grazie mille e buon lavoro,
Giacomo!