Arriva dall’Australia, grazie a una collaborazione fatta anche di cospicui investimenti tra pubblico e privato, la sfida tecnologica alle esigenze agricole del futuro. Oltre ai droni, infatti, le applicazioni della robotica al settore si declinano in una serie di robot agricoli, detti anche Agbots o Farm Bots, il cui ultimo nato è stato presentato nei giorni scorsi dopo studi e prove curati dal Centro Australiano di Robotica Agricola dell'Università di Sydney e commissionato da Horticulture Innovation Australia. Si tratta di una linea di macchinari specializzati nel monitoraggio delle fasi più importanti del ciclo produttivo di un frutteto, a partire dall’impollinazione. Questi nuovi robot sentinella, infatti, promettono maggiori rese in campo grazie alla loro capacità di identificare nelle piante la mancanza di impollinazione, processo indispensabile per la loro riproduzione.
I robot sono stati sperimentati in campi con mandorle, mele, litchi, avocado e banane. Si muovono discreti ai lati dei filari e, con la loro dotazione tecnologica fatta di videocamere, laser e software sono in grado di identificare e catalogare ogni singolo frutto con dei particolari algoritmi. I dati hanno mostrato diversi modelli di variazione di resa dovuti alla mancanza di impollinazione. In uno dei campi di prova l'agricoltore, grazie alla mappa dei robot, ha piantato più alberi da impollinazione, notando immediatamente dei miglioramenti. La nuova generazione di robot ha mostrato anche la capacità di identificare il grado di maturazione dei singoli frutti, aprendo così la strada alla raccolta totalmente automatizzata. Lo studio dell'Università di Sidney ha poi fornito un quadro reale su quello che potrebbe essere un futuro non troppo distante, in cui l'eventuale carenza di manodopera e i relativi costi non costituiranno più un problema per i coltivatori di alberi da frutto. Le nuove tecnologie, infatti, permetteranno di risparmiare tempo e denaro in agricoltura in tutte le varie fasi. Già a marzo scorso, sempre in Australia, la società SwarmFarm Robotics ha lanciato degli atomizzatori robotizzati, macchine di grandi dimensioni progettate per funzionare completamente in automatico, utilizzando il Gps e piccoli motori diesel per la raccolta.
Altro caso di successo, sempre targato Università di Sidney, grazie all’equipe di ricerca guidata dal professor Salah Sukkarieh, è rappresentato dal robot agricolo Ladybird (foto), questa volta specializzato in orticoltura e testato in un’azienda tra cipolle, barbabietole e spinaci. Adatto all’agricoltura su grandi superfici, Ladybird si muove grazie all’alimentazione a energia solare e grazie a una serie di sensori è in grado di identificare il grado di sviluppo dell’ortaggio e, soprattutto, segnalare l’eventuale presenza di infestanti, siano essi di origine vegetale o animale. Utilizzando il braccio meccanico di cui è dotato riesce poi a rimuovere le erbacce. Il robot è in grado di condurre autonomamente operazioni di sorveglianza, mappatura, classificazione e localizzazione per tutta una serie di ortaggi diversi. I test futuri relativi a Ladybird comprenderanno un braccio robotico prensile, situato sotto il veicolo per il rilevamento o campionatura anche in vista di una raccolta automatizzata. Sempre in Australia, questa volta nello Stato del Queensland, da quasi tre anni è in corso un programma intitolato Nuove tecnologie a sostegno degli agricoltori del Queensland, che si propone l’ambizioso obiettivo di creare sistemi automatizzati in grado di controllare le infestanti e permettere, entro il 2040, il raggiungimento di un ambizioso raddoppio della produzione.
di Emiliano Raccagni