Se gestito in maniera sostenibile, preservandone il contenuto di carbonio organico, il suolo è uno dei migliori alleati nella mitigazione dei cambiamenti climatici, nel fornire acqua pulita, aumentare la sicurezza alimentare, mantenere la biodiversità, aumentare la resilienza alle capriole del clima e migliorare le risposte alla scarsità di acqua. Il carbonio organico presente nel suolo agisce come accumulo di CO2, riducendone la presenza nell’atmosfera. E non si parla di piccole cifre: secondo i dati presentati dalla FAO il 5 dicembre scorso, durante la 4° Giornata Mondiale del Suolo, a livello globale nei primi 30 centimetri, il suolo contiene circa 680 miliardi di tonnellate di carbonio - circa il doppio di quanto sia presente nell'atmosfera. Una quantità notevole se comparata a quanto conservato nell'intera vegetazione terrestre (560 miliardi di tonnellate). Ma un terzo dei suoli mondiali è da moderatamente a molto degradato, anche a causa di un impoverimento di sostanza organica, al punto che il coltivarlo risulta difficile, la produttività è bassa o nulla. Recuperare questi suoli, restituendo loro il carbonio perduto o sottratto, non significherebbe dunque solo renderli nuovamente in grado di produrre, ma renderli importanti sequestratori di CO2 dall’atmosfera. Secondo stime FAO, il suolo può sequestrare circa 20.000 mega-tonnellate di carbonio in 25 anni ovvero oltre il 10% delle emissioni di gas serra. Questo recupero non solo avrebbe un impatto importante sulla lotta ai cambiamenti climatici ma aumenterebbe nuovamente anche la capacità produttiva del suolo, elemento non secondario, visto l’incremento di produttività che si richiede alla agricoltura nel futuro prossimo. Secondo i dati FAO, attraverso una gestione sostenibile del suolo si potrebbe produrre in media il 58% in più di cibo. Già oggi il 95% del cibo viene prodotto sui suoli e circa l’80% delle calorie medie consumate nel mondo provengono da raccolti coltivati nel suolo. Ma come capire dove e quanto agire per ripristinare la sostanza organica nei suoli o mantenerla costante? A questo scopo la FAO ha appena presentato la Global Soil Organic Carbon Map V1 (GSOCmap), uno strumento che illustra la quantità di riserve di carbonio organico nei primi 30 cm di suolo, rivela aree naturali ad alto contenuto di carbonio che vanno preservate, oltre a regioni dove esistono ancora margini per un ulteriore sequestro. Queste informazioni possono rappresentare un potente strumento per la definizione a livello nazionale o regionale di pratiche che mirino a preservare e incrementare gli stock di carbonio nel suolo, contribuendo a combattere i cambiamenti climatici. «È necessario gestire i suoli in modo sostenibile se vogliamo mantenere le importanti funzioni e i servizi eco-sistemici che essi svolgono a sostegno della produzione di cibo e per rafforzare la resilienza ai cambiamenti climatici» ha affermato la Vice Direttrice Generale della FAO Maria Helena Semedo alla cerimonia per la 4ta Giornata mondiale del Suolo. E ancora: «Mantenere - ma soprattutto aumentare - le riserve di carbonio nel suolo dovrebbe diventare un obbligo. Questo ci permetterebbe di sfruttare appieno le potenzialità del suolo a sostegno della mitigazione e dell'adattamento ai cambiamenti climatici». La GSOCmap è frutto di un lavoro partecipativo che coinvolge 110 paesi e rende questa mappa una pietra miliare nella nostra conoscenza del suolo, uno strumento per monitorare le condizioni del suolo, identificare aree degradate, stabilire obiettivi di restauro, esplorare potenziali di sequestro del carbonio organico e prendere, infine, decisioni basate sull'evidenza per mitigare e adattarsi a un clima che cambia. La mappa e una spiegazione di come usarla si trovano qui. I punti di riferimento nazionali si trovano qui.
Maria Luisa Doldi