Una delle domande “calde” legate alla produzione delle bioenergie (ma dovrebbe esserlo anche per la produzione di energia da fonti fossili o nucleari!) è quella legata al costo della produzione energetica in termini di risorse. Per le bioenergie le risorse naturali sono numerose ma uno studio del politecnico di Milano si è soffermato a considerare due delle risorse più minacciate oggi: suolo e acqua. L’analisi – presentata al recente congresso dal titolo “Bioenergia: quali prospettive per l’agricoltura e l’impresa italiana“ - è stata condotta per due forme di bioenergia che dal 2006 al 2013 hanno visto un forte aumento nei consumi e che sono anche tra le più dibattute in termini di impatto ambientale: bioetanolo e biodiesel di prima generazione.
Bioetanolo: a livello mondiale si producono circa 113 mila milioni di litri di bioetanolo (i ¾ in Usa e Brasile), principalmente da mais (che rappresenta il 39,8% delle colture mondiali per bioetanolo), canna da zucchero (il 43,8%), barbabietola (il 6,1%) e frumento (il 9,4%). Queste percentuali però non equivalgono in maniera diretta (1:1) né con il bioetanolo effettivamente prodotto, né con la superficie di suolo e la quantità di acqua utilizzata per le colture. Ad esempio: dalla canna da zucchero, che a fini energetici viene coltivata soprattutto in Brasile e che rappresenta il 43,8% delle piante coltivate per la produzione di bioetanolo, si ricava il 72% del bioetanolo prodotto al mondo. Per la sua coltivazione si consuma il 35,3% dell’acqua utilizzata a livello mondiale per le colture destinate alla produzione di bioetanolo. Dal mais invece, coltivato soprattutto negli Stati Uniti e che costituisce il 39,8% delle colture dedicate alla produzione di bioetanolo, si ricava il 15% del bioetanolo prodotto a livello mondiale e si consuma il 40,2% dell’acqua destinata alla produzione mondiale di bioetanolo. Non solo. Le coltivazioni destinate alla produzione di bioetanolo negli Stati Uniti richiedono il doppio del terreno e un maggiore input di fertilizzanti rispetto alle colture per bioetanolo del Brasile.
Biodiesel: globalmente si producono 28.782 milioni di litri di biodiesel, essenzialmente da colza, soia e palma. La produzione è molto distribuita e caratterizzata dal fatto che nella maggior parte dei casi i paesi che coltivano la materia prima non sono quelli che poi utilizzano la bioenergia, a differenza invece di quanto avviene per il bioetanolo. Anche qui la corrispondenza tra le biomassa utilizzate e acqua per la sua coltivazione non ha una corrispondenza diretta perché’ vi sono piante, come la palma da olio, che hanno elevate necessità idriche. Si vengono cosi a creare dei flussi di materia prima per la produzione energetica dietro ai quali si nascondono flussi virtuali di risorse idriche e di suolo. Il terreno e l’acqua utilizzati per la materia di esportazione non sono a disposizione della produzione domestica.
I risultati di queste analisi indicano chiaramente che:
- per calcolare il costo delle bioenergie è fondamentale avere un approccio che consideri a livello globale il nesso tra energia prodotta, suolo e acqua per la produzione della biomassa. Solo così si riesce ad ottenere un quadro che rispecchi meglio i costi reali;
- Il costo in termini di acqua e suolo di una stessa unità di energia dipende dalla coltura per la biomassa, dal paese in cui essa viene coltivata e dalla metodologia. Variando questi parametri la stessa unità di energia può costare più o meno con variazioni considerevoli;
- Tenendo presente i due punti sopra citati e usando un approccio integrato di analisi (energia-suolo-acqua in un dato paese, per una data coltura) si può affermare che è possibile produrre bioenergie in maniera sostenibile ma è necessario di paese in paese considerare le colture e le tecnologie di coltivazione più adatte, che cioè permettano la resa energetica migliore-
Anche per le bioenergie si va dunque verso una accentuazione della diversificazione: la sostenibilità è la produzione meno impattante, per la quale però non esiste una ricetta unica ma che ciascuno deve adattare alla propria situazione.
Articolo di Maria Luisa Doldi