Il substrato per il florovivaismo cerca la sostenibilità: questo il messaggio della conferenza „Substrati di coltivazione“, tenutosi recentemente a Milano in occasione della quarta edizione della fiera Myplant & Garden – International Green Expo. Si tratta di una categoria di prodotti con molteplici definizioni, costituiti da materiali diversificati, ma che si possono tutti ricondurre a una unica funzione, ovvero sostituire il suolo per le colture fuori terra. Secondo dati AIPSA (Associazione italiana produttori di substrati di coltivazione e ammendanti), il mercato italiano dei substrati rappresenta all’interno della UE, dopo la Germania, la realtà più importante: con 5 milioni di m3 di substrati consumati, l’Italia rappresenta circa il 15% del mercato continentale e con 263 milioni € il più importante in termini di valore economico. Tale posizionamento è spiegabile non solo per un mercato nazionale relativamente ampio – il 50% circa delle famiglie italiane avrebbero una “relazione” con il verde – ma anche per la completa dipendenza dell’Italia dall’estero per l’approvvigionamento di torba, ad oggi materia principale nella costituzione dei substrati florovivaistici. Si tratta, infine, di un settore che in Europa ha un valore di 1,3 miliardi, conta 11 mila impiegati a tempo pieno e 520 aziende, per lo più PMI, con una tradizione ormai centenaria.
Anche questo settore, oggi, si interroga sul proprio futuro, su come poter continuare a portare sul mercato un prodotto funzionale ma al contempo sostenibile. La sostenibilità è una richiesta del legislatore a tutti i settori economici, ma soprattutto è una richiesta del consumatore, sempre più sensibile verso tematiche ambientali e disposto ad acquistare prodotti che in qualche modo siano in grado di provare la propria sostenibilità.
Il confronto con il tema sostenibilità può risultare difficile per un prodotto che ha ormai da anni la torba come sua componente base. Le torbiere sono ecosistemi delicati, per lo più protetti, importantissima forma di stoccaggio di carbonio nel suolo. Per aumentare la sostenibilità del prodotto sono due le vie: o si cercano materiali alternativi o si regola lo sfruttamento delle torbiere. Il settore della produzione di substrati per il florovivaismo sta percorrendo entrambe queste strade.
In termini di regolamentazione, la Internationa Peatland Society ha messo a punto ormai dal 2011 un codice di gestione e utilizzo delle torbiere a cui hanno aderito i maggiori produttori mondiali. Il codice definisce modalità di utilizzo e limiti di prelievo in modo da permettere la rigenerazione delle torbiere. Le aziende che rispettano questo codice e che producono secondo i criteri definiti, possono indicare che i propri substrati sono stati prodotti secondo lo Schema per la gestione sostenibile degli ecosistemi (SPM).
Nel contempo si cercano substrati alternativi che sarebbero interessanti per quei paesi, come l’Italia, assolutamente privi di torba. Accanto ai vari minerali o alle fibre di cocco, si cita il potenziamento dell’uso di materiali secondari che favoriscono una economia circolare. Ad esempio, fibre di legno derivanti da una lavorazione in cascata di materiale forestale. O compost, derivante da una valorizzazione di prodotti secondari organici. Anche in questo caso vi sono certificazioni ed etichette che ne attestano, ad esempio, la derivazione da boschi ecogestiti e migliorano l’immagine del prodotto legandolo alla qualità ambientale.
Il settore dei substrati florovivaistici, dunque, sembra avere le soluzioni per affrontare il tema sostenibilità e rispondere cosi a richieste di mercato e ambientali.
Meno ottimismo regna, invece, in punto legislazione. AIPSA sostiene la creazione di una normativa armonizzata, per i substrati e gli ammendanti, in cui siano definiti chiari e univoci requisiti e standard, a tutela dei consumatori e delle imprese produttrici. Si tratta di un presupposto che permetterebbe l’eliminazione delle barriere commerciali che rendono difficile oggi il libero scambio all'interno dell'UE. Vi è in discussione una proposta legislativa della Commissione europea che prevede l'armonizzazione opzionale, sicuramente un primo passo importante, ma quando si arriverà a una forma definitiva di tale proposta non è ancora noto. Ciò che AISPA auspica e si attende è comunque:
- una semplificazione e riduzione dell’onere burocratico amministrativo per i fabbricanti;
- l’instaurarsi di una condizione di parità per tutti i produttori a livello di UE;
- l’aumento del livello di protezione per salute e ambiente
Maria Luisa Doldi