«Se diamo uno sguardo generale al mercato delle macchine agricole, il 2017 è rimasto sui livelli del 2016, anche se le vendite mietitrebbie a livello mondiale sono calate del 16-17%, soprattutto in Nord America, mentre l’Europa è abbastanza stabile rispetto al 2016 e si intravedono miglioramenti in mercati come Germania e Ucraina. Qualche preoccupazione la desta la Francia, dove il mercato è ancora in regressione, ma se consideriamo l’agricoltura professionale, il trend è abbastanza favorevole per Case IH: è un dato di fatto che le aziende agricole professionali con un piano di investimento alle spalle sono quelle che interessano un brand come Case IH. Questo spiega perché anche in Italia, per esempio nel settore riso, le mietitrebbie Case IH siano molto apprezzate».
Andreas Klauser, presidente di Case IH Agriculture, è assolutamente convinto che, al di là del trend dei mercati, sia importante puntare su clienti professionisti. Che si tratti di mercati emergenti o di quelli consolidati, «dobbiamo gestire richieste sempre più professionali dai nostri clienti – continua Klauser – non solo in termini di prodotti, ma anche come assistenza e ricambi. È una partita guidata da Germania, Francia e UK tra i mercati consolidati, mentre per quanto riguarda l’area balcanica dell’Europa dell’Est, sicuramente farà da traino la Romania, senza dimenticare l’Ucraina».
Full line?
Questo stesso concetto si applica anche quando si pensa in termini di full line, la parola d’ordine che sta attualmente dominando le strategie di quasi tutti i grandi costruttori mondiali. «Credo che Case IH sia conosciuta per concentrarsi sulle macchine e sulle aziende agricole professionali – conferma Klauser – indipendentemente dalla dimensione delle aziende, e ogni cliente può trovare nella nostra gamma l’attrezzatura giusta.
Attualmente stiamo valutando se allargare l’offerta, in alcuni mercati, ad attrezzature come quelle per la lavorazione del terreno, ma nulla ancora è stato deciso, mentre per trattori e mietitrebbie la missione è stata compiuta: dal 2005 abbiamo più che raddoppiato la nostra offerta di prodotto, ancora una volta soddisfacendo le richieste dei clienti professionali. Siamo molto attenti a non “mescolare” i mercati e vogliamo garantire un’assistenza professionale per tutti i prodotti, come ad esempio le macchine per la lavorazione del terreno e le seminatrici. Un po’ come è successo quando avevamo la falciatrinciacaricatrice: abbiamo smesso di venderla perché non riuscivamo a seguirla dal punto di vista dell’assistenza. Da Case IH, infatti, un cliente si aspetta sempre il massimo livello di assistenza e un supporto molto professionale».
Precision farming
Guardando al futuro, Case IH è da sempre in prima linea sul fronte dell’agricoltura di precisione. «Mi piace ricordare che Case IH lanciò i suoi sistemi di precision farming (Advanced Farming Systems) nel lontano 1997. Forse eravamo in anticipo, quindi nessuno in realtà prestò attenzione a quelle tecnologie (i costi dei mezzi tecnici poi non erano così alti come oggi), per cui seguì una fase di rallentamento, ma poi siamo ritornati e la buona notizia è che, grazie al prototipo di trattore autonomo introdotto al Sima a inizio 2017 per l’Europa, stiamo già usando e applicando l’80% di questa tecnologia sui nostri prodotti attuali. In altre parole, l’80% della tecnologia che è stata sviluppata dai nostri ingegneri per il trattore autonomo è presente nei nostri prodotti (vedi AccuGuidance, AccuTurn ecc.). Inoltre, ci siamo sempre più concentrati sulla gestione dei dati, per la quale abbiamo deciso di adottare un sistema aperto, per cui i dati appartengono al cliente e dobbiamo assicurarci che il cliente riceva informazioni utili: non è ammissibile che l’imprenditore agricolo lavori otto ore al giorno sulle macchine e poi abbia bisogno di due ore per leggere i dati».
Dunque, il trattore autonomo sarà il futuro? «In alcune parti del mondo sicuramente sì – risponde Klauser – anche in alcune aree dove non ce lo aspetteremmo, come la Romania per esempio, perché fanno fatica a trovare operatori preparati, o il Brasile, dove non si immagina di avere carenza di manodopera. Il problema è che la tecnologia c’è, ma c’è ancora molto da lavorare sul fattore rischio, quindi non siamo ancora pronti. Ma va bene, perché, come ho detto, l’80% della tecnologia che è stata progettata e sviluppata per il trattore autonomo viene applicata oggi su altri prodotti e forse alcune tecnologie non sarebbero state progettate e sviluppate senza il trattore autonomo».
Come per l’agricoltura di precisione, anche per i combustibili alternativi Klauser reclama un primato. «Il primo trattore a gas è stato uno Steyr e poi come Case IH stiamo lavorando, in particolare, su attrezzature alimentate elettricamente: sfortunatamente i fornitori di attrezzature da questo punto di vista non sono tutti ancora pronti».
Il mercato Italia
In conclusione, cerchiamo di capire cosa significa per Case IH un mercato come quello italiano. «La cosa buona dell’Italia è che ci sono importanti clienti professionali – commenta Klauser – come le aree coltivate a riso (dove molti scelgono le nostre mietitrebbie), nelle applicazioni pesanti (dove proponiamo i nostri Magnum e Quadtrac) e nelle aree alpine (ideali per i prodotti a marchio Steyr). Questa gente vuole un partner professionale come riferimento, che li aiuti a incrementare l’efficienza e questo è il motivo per cui Case IH è presente in Italia. Il mercato si sta restringendo, è vero, ma il cliente professionale che ha un business plan non è come l’agricoltore che decide di comprare solo in base al suo umore ed è quindi il cliente giusto per Case IH. Noi ci stiamo accertando che in termini di efficienza ci sia un ulteriore miglioramento: con AccuTurn e tutta la tecnologia Afs, per esempio, abbiamo migliorato l’efficienza del 20%, ma come detto quello a cui daremo la priorità sarà la semplificazione della gestione dei dati, perché credo che ci siano ancora troppi dati inutili che “volano intorno a noi”».
L’ultima battuta riguarda le novità Case IH che potremo vedere in occasione di Eima: «Diciamo che avremo un ulteriore focus sul nord Italia – chiosa Klauser – e nelle aree di interesse per le mietitrebbie assiali, compresa la gestione della paglia già vista ad Agritechnica».