Si sono recentemente conclusi i negoziati sul clima a Parigi, la conferenza COP21 che ha visto partecipare praticamente tutte le nazioni del mondo alla discussione su come fermare i cambiamenti climatici. L’accordo che ne è risultato lascia soddisfatta anche la FAO che afferma che per la prima volta (!) la sicurezza alimentare è stata considerata in un accordo mondiale sul cambiamento climatico. “La priorità fondamentale di salvaguardare la sicurezza alimentare e di mettere fine alla fame sono necessariamente collegate ai sistemi di produzione alimentare che sono minacciati per via del cambiamento climatico”. Il filo rosso tra cambiamento climatico e sicurezza alimentare, dunque, si chiama agricoltura e capacità di resilienza dei sistemi di produzione. Mettere a punto sistemi di agricoltura sostenibile da solo, pero’, non basta. Questa azione deve essere inquadrata in un sistema più ampio di azioni globali per fermare i cambiamenti climatici, che altrimenti rischiano di annullare gli sforzi del settore. In un recente rapporto pubblicato dalla FAO in occasione di questa conferenza mondiale, infatti, si afferma che siccità, alluvioni, tempeste e altre calamità provocate dai cambiamenti climatici sono cresciuti in frequenza e in severità nell’arco degli ultimi tre decenni, aumentando i danni causati ai settori agricoli di molti paesi in via di sviluppo e mettendoli a rischio di una crescente insicurezza alimentare. A livello globale, tra il 2003 e il 2013, il numero medio annuo di disastri causati da tutti i tipi di fenomeni naturali, inclusi gli eventi legati al clima, è quasi duplicato dagli anni ‘80. Il danno economico totale stimato raggiunge 1,5 trilioni di dollari.
Guardando ai danni causati unicamente da fenomeni collegati al clima, nei paesi in via di sviluppo le coltivazioni, l’allevamento, la pesca e le foreste da sole hanno subito circa il 25% dei danni economici. Nei casi di siccità, oltre l’80% dei danni e delle perdite hanno colpito il settore agricolo, specialmente l’allevamento e le coltivazioni. Ma la questione non riguarda solo i paesi in via di sviluppo. Fenomeni di siccità straordinaria stanno diventando sempre più frequenti anche nel sud dell’Europa. La perdita dei suoli è una realtà anche nazionale. I disastri naturali colpiscono regolarmente e con forza l’agricoltura dovunque nel mondo e ostacolano l’eradicazione della fame e della povertà e il raggiungimento dello sviluppo sostenibile.
La situazione andrà probabilmente peggiorando – afferma il rapporto citato – se non verranno prese misure per rafforzare la resilienza del settore agricolo, per aumentare gli investimenti a favore di sicurezza alimentare e produttività oltre che per contenere gli effetti dannosi dei cambiamenti climatici. Per questo è cosi fondamentale che l’agricoltura trovi un suo posto in una discussione sul clima, in modo da assumere un suo ruolo e una sua chiara visibilità all’attenzione mondiale e ottenere una sua parte attiva – globalmente riconosciuta – nel programma per aumentare la resilienza dei sistemi di produzione alimentare
Il rapporto è disponibile QUI
Articolo di Maria Luisa Doldi