Nuovo record per le esportazioni di prodotti agroalimentari targati Made in Italy. Lo scorso anno il valore si è attestato su circa 41,8 miliardi, facendo segnare un aumento dell’1,2% rispetto al 2017. A confermare tale positivo trend è il report “La bilancia commerciale agroalimentare dell’Italia nel 2018” elaborato da Ismea. Il rapporto precisa, però, che tale risultato registra un rallentamento della crescita dell’export: se, infatti, si considerano i tassi di crescita annuali nell’ultimo decennio, la performance del 2018 è risultata la più modesta. Sul fronte delle importazioni si è, invece, registrata una riduzione dell’1,1% rispetto all’anno precedente. I tassi di crescita annuali degli acquisti all’estero di prodotti agroalimentari si riducono costantemente. L’import di prodotti agroalimentari si è attestato a 44,7 miliardi di euro, con la riduzione da attribuire ai prodotti alimentari trasformati (-1,5%), mentre le importazioni di prodotti agricoli sono rimaste sostanzialmente stabili rispetto all’anno precedente.
Entrando nel dettaglio dei dati relativi all’export, Ismea segnala che l’aumento è da imputare all’industria alimentare, che copre l’84% dell’export agroalimentare e che ha mostrato nel 2018 un incremento annuo del 2,5%, mentre il settore agricolo ha registrato una flessione dell’export pari al 4,9%.
Sul fronte dei principali mercati di destinazione, a prevalere sono quelli della Ue che, con 27,3 miliardi di euro nel 2018 (+1,4% sul 2017), rappresentano più del 65% del valore complessivo dei prodotti agroalimentari esportati. In particolare, tassi di crescita positivi si sono registrati verso Polonia (+6,3%), Paesi Bassi (+5,1%) e Francia (+4,3%) mentre sono risultate in calo le esportazioni verso Austria (-4,4%) e Spagna (- 2,4%). In riferimento alle esportazioni dirette verso i paesi extra-Ue, nel 2018 sono cresciute dell’1% su base annua, sfiorando 14,5 miliardi di euro; gli incrementi più consistenti si sono riscontrati per Russia (+7,4%), Canada (+4,2%) e USA (+4,0%). Segno meno, invece, per le spedizioni verso il Giappone, con una notevole riduzione del 16%.
I dati delle esportazioni evidenziano una dinamica positiva per tutti i comparti, ad eccezione di frutta fresca e trasformata, per una minore offerta nazionale di mele e kiwi, di oli e grassi, da imputare essenzialmente a una frenata dei prezzi, di animali e carni e di colture industriali. I comparti vino e mosti e derivati dei cereali si confermano come i più rappresentativi dell’export agroalimentare italiano, con quote sul totale di circa il 15% per ciascuno.
di Antonio Longo