Le autorizzazioni di impianto dei vigneti in Europa potrebbero essere blindate al vincolo annuale dell’1% fino al 2045. Questo è ciò che emerge dal negoziato in corso sulla PAC, all’interno del quale si verifica una contrapposizione tra i desiderata italiani di liberalizzazione e il veto di Francia e Spagna. Questi due Paesi, infatti, hanno ancora margini per aumenti di quantità, mentre tra i grandi produttori europei è proprio l’Italia a viaggiare già sui massimi livelli di resa e a guardare con preoccupazione maggiore il congelamento delle superfici vitate per un altro quarto di secolo, considerato anche l’incremento del rischio climatico e fitosanitario.
Secondo Corrado Giacomini (Università di Parma), il tetto imposto nel nostro territorio potrebbe essere superato solo consentendo i trasferimenti di autorizzazioni tra regioni. Inoltre, la nuova Pac dovrebbe garantire la possibilità di non perdere i diritti di reimpianto non utilizzati, che in Italia ammontano a diverse migliaia di ettari.
Tra i critici al sistema, il direttore dell’assessorato all’agricoltura e sviluppo rurale della Toscana, Roberto Scalacci, secondo il quale il sistema dei diritti d’impianto rappresenta una complicazione inutile, da superare a vantaggio di una programmazione ragionata a livello territoriale e all’interno delle denominazioni d’origine, con accordi tra consorzi e produttori. Servirebbero, insomma, regole di pianificazione territoriale e ambientale più che economiche. Inoltre, sottolinea, il sistema di autorizzazioni non trasferibili rischia di creare una cornice rigida, che limita l’accesso ai giovani e disincentiva il ricambio generazionale.
Secondo le stime di OIV, l’Italia è stato l’unico tra i grandi Paesi produttori ad aumentare la superficie, di oltre il 2% tra il 2014 e il 2019. Nello stesso periodo il vigneto francese è rimasto invariato, mentre in Spagna ha addirittura perso spazio.
Emiliano Raccagni