Negli ultimi tre anni, secondo le stime, in Italia sono almeno cinquemila le nuove attività aperte, soprattutto da giovani, che si discostano dai canoni della produzione tradizionale, puntando tutto sull’innovazione e la multifunzionalità. In agricoltura, questo significa battere nuove piste o cercare di dare un taglio moderno e di rilancio a mestieri antichi e già presenti sul territorio. Ecco quindi nascere il “professore di tartufo”, l’architetto del verde, il consulente enogastronomico, lo stilista attento all’ecosostenibilità che utilizza materiali e fibre vegetali. E poi catering a chilometro zero e fattorie 'sportive' che si affiancano a quelle didattiche e sociali. Sono solo alcuni esempi delle decine di nuovi mestieri, alcuni davvero originali, che partono dall'agricoltura e che vengono segnalati dall’associazione dei giovani agricoltori della Cia (Agia-Cia). Il loro apporto al bilancio complessivo del complesso sistema agricolo e alimentare al momento è quantificabile in almeno 200 milioni di euro l'anno, percentuali ancora basse se confrontate con i 250 miliardi mossi dall'agroalimentare italiano nel suo insieme, ma dalle enormi potenzialità future.
Agricatering a km zero. Un esempio concreto arriva proprio dall’attività di agricatering avviata dall’associazione Donne in Campo-Cia, che prevede l'offerta di servizi di catering a filiera corta, dove tutto nasce direttamente dal lavoro nei campi senza intermediazioni. Le imprenditrici in rosa, con questo progetto, si pongono due obiettivi principali: da un lato la valorizzazione dei prodotti locali, anche e soprattutto quelli dimenticati o a rischio perché fuori dai grandi circuiti distributivi, mentre dall’altro combattere la crisi creando una nuova forma di integrazione del reddito agricolo. Così si moltiplicano le attività di servizio e buffet a feste ed eventi, rigorosamente caratterizzate dall’offerta di prodotti del territorio.
Ritorno alla terra. "Sono sempre di più i giovani che dribblano la crisi tornando alla terra, dove coltivano nuove idee - dichiara Maria Pirrone, presidente dell'Agia-Cia - molto spesso sono proprio loro a inventare nuovi mestieri legati all'agricoltura, complice spesso la provenienza da altri settori e molti studi. Oggi infatti il 90% degli agricoltori sotto i 30 anni ha una scolarità medio-alta. E non ci sono più solo i laureati in Agraria: oggi nel settore cresce il numero di giovani 'dottori' che decide di investire sulla campagna, ma partendo da percorsi formativi e familiari completamente estranei all'agricoltura: ci sono educatori e psicologi che si dedicano all'agricoltura sociale e alle fattorie didattiche; esperti della comunicazione che gestiscono il marketing e la promozione dei prodotti sui mercati stranieri; economisti che amministrano l'azienda; erboristi e farmacisti che scommettono sulla fitoterapia e sulla cosmesi naturale; architetti che fanno bio-edilizia producendo mattoni artigianali di argilla e paglia completamente eco-sostenibili e riciclabili".
Articolo di Emiliano Raccagni