Filo diretto con la meccanica

Vittorio Menegon (al centro) assieme a Giorgio Bernardi (alla sua sinistra) e a Leonardo Baron, amico di famiglia
Fin da piccolo Vittorio Menegon ha avuto la passione per i motori. E oggi si gode una collezione di oltre cinquanta trattori d’epoca

«I miei nonni avevano un’azienda agricola e io ho cominciato ad andare sui trattori da quando avevo otto anni. E, come molto spesso succede, è praticamente inevitabile che si accenda la passione per i motori, passione che per me non si è mai spenta».

Tant’è vero che anche professionalmente parlando Vittorio Menegon ha a che fare con la meccanica. Ad Asolo (Tv), infatti, gestisce da oltre 40 anni assieme al fratello Michele un’azienda di vendita e riparazione macchine agricole boschive e da giardinaggio. «Da ragazzo ho cominciato subito a lavorare in officina su macchine agricole e da giardinaggio, come riparazione e vendita, anche perché mio padre Carlo, oltre a lavorare nell’azienda agricola di famiglia, vendeva macchine agricole come rappresentante di un’azienda di Montebelluna (Tv). Tutte le competenze da meccanico le ho acquisite lavorando in officina e poi mi sono messo in proprio. Siamo partiti da una piccola stanza e ora siamo un’azienda con 8 dipendenti».

Serie di testacalda Landini

E così, andando in giro per clienti a vedere macchine agricole da riparare, era naturale buttare l’occhio su trattori d’epoca da restaurare ed esserne attratti. «Esattamente. Senza seguire un criterio particolare e con il supporto di mio suocero, anche lui grande appassionato, siamo partiti con la serie dei Landini testacalda, seguita dagli Steyr e dai Fiat, per cui se mancava qualche pezzo per completare una serie, lo cercavamo e lo prendevamo».

Con le doti di meccanico e tutti gli attrezzi a disposizione, Vittorio ha sistemato i mezzi che avevano bisogno di restaurazione, conservando quelli che erano invece in buono stato. E nell’arco di 35 anni ha messo insieme più di 50 esemplari, destinati ad aumentare perché la passione è ancora viva e spazio dove tenerli ne ha.

Dall’Italia

Landini L55

Vediamo allora quali sono questi esemplari, partendo dai marchi italiani e dalla prima serie che Vittorio ha cominciato a collezionare, quella dei Landini Testacalda. Qui troviamo un L25 (il primo acquisto in assoluto di Menegon), un L35, un L45, un L55 e un 35/8, oltre a un 30 ancora da restaurare.

«L’L55 è particolare – ci fa presente Menegon – perché monta ruote maggiorate. Lo abbiamo trovato già così e lo abbiamo utilizzato per partecipare a un raduno a Trento qualche anno fa».

 

Rimanendo in Italia e in tema di serie, troviamo quella dei Fiat, che spazia dal classico R80 a due 25 R (uno diesel e uno a benzina/petrolio), da un 211 a benzina a un particolare 55 R. «Questo è abbastanza raro – ci spiega Vittorio – perché presenta un motorino ausiliario bicilindrico a benzina da 10,5 cv, che mette in moto il motore diesel. In pratica si metteva in moto a mano questo motore boxer, che scaldava l’acqua del motore e consentiva di mettere in moto il diesel da 55 cv anche in inverno a temperature sotto lo zero».

Fiat 55 R con motore ausiliario

Fiat 700 D con ruote Scalmana

Come Fiat, Menegon ha anche un 700D a benzina/petrolio, 28 cv, del 1943, particolare perché equipaggiato con ruote Scalmana. «Scalmana era un artigiano di Verona – ci spiega Menegon – e aveva realizzato queste ruote che presentavano un sistema a leva per fare uscire o rientrare gli spuntoni in modo semplice e rapido. Con gli spuntoni classici, infatti, il sistema era più farraginoso, perché bisognava togliere le viti, alzare il trattore e sfilare l’anello». Come Fiat meritano una menzione anche una carioca con il motore della Fiat 502 degli anni 30 e due OM (35 e 45), mentre rimanendo ancora in Italia spiccano tre varianti diverse del Motomeccanica Balilla («ho dovuto comprarne cinque per metterne insieme tre», ricorda Menegon): un Prima Serie del 1937 e due Seconda Serie degli anni 40.

Altri marchi italiani che troviamo in collezione in forma singola sono un Gualdi 30 due tempi (preso nel Modenese, del 1952, con motore monocilindrico orizzontale da 30 cavalli), un Orsi Argo (testacalda monocilindrico da 55 cv, del 1950), una Del Monte di fine anni 50 (con motore Slanzi, quattro ruote motrici, quattro ruote sterzanti), uno Slanzi DV230 DT, un Same Ariete (85 cv, con la nota disposizione a V dei quattro cilindri e il raffreddamento ad aria), un Lugli L10 da 12 cavalli e un Oto C20 R4 della Oto Melara.

 

Zandonà L4, prodotto a pochi km da Asolo

Ma quello che più ci ha colpiti, perché non si trova facilmente tra i collezionisti, è uno Zandonà L4 del 1954, con cambio ZF e motore Perkins da 48 cv. «Giovanni Zandonà, noto anche per i suoi successi in ambito ciclistico, gestiva un’azienda a Loria, un paese qui vicino ad Asolo – ci racconta Menegon – e all’inizio importava dall’Austria gli Steyr (senza parafanghi per non pagare il dazio come pezzi di ricambio, che provvedeva poi a montare, in un secondo momento). Nel 1953 decise di iniziare a produrre trattori suoi fino al 1959, anno in cui l’azienda venne chiusa».

Menegon possiede due carioche, una generata da una Fiat 502 e una da una Buick sei cilindri di fine prima guerra mondiale, con annessa barra falciante (nella foto)

Dall’estero

Spostandoci fuori dai confini italiani, partiamo dal trattore che Vittorio ha guidato fin da ragazzino nell’azienda dei suoi, ovvero un Porsche Standard Star 238 del 1961, con motore diesel bicilindrico da 26 cavalli, che Menegon ha conservato dall’azienda di famiglia. Poi troviamo una bella collezione Steyr composta da sei esemplari: 280 (4 cilindri, del 1953), 185 (3 cilindri, del 1955), 180a (2 cilindri, del 1957), 180 (2 cilindri, del 1953), 80 (monocilindrico, del 1957), ma soprattutto il mitico Rospo, ovvero un 180 dalla forma tozza e tondeggiante, del 1951. Altra miniserie molto interessante e rara è quella dei Case a petrolio con motore trasversale, che Menegon possiede in tre esemplari: piccolo (12-20, 12 cavalli, prodotto nel periodo 1921-1927), medio (18-32, 18 cavalli, prodotto tra il 1925 e il 1928) e grande (22-40, 22 cavalli, prodotto dal 1919 al 1924).

Titan 10-20, il trattore più vecchio della
collezione di Menegon

Come Case da segnalare anche un CC a tre ruote, sempre a petrolio, del 1921, mentre è un International Harvester il trattore più vecchio nella collezione di Menegon, un Titan 10-20 (20 cv) del 1920. Come International Harvester da segnalare anche un Farmall FF Cab, prodotto in Francia, un classico McCormick Deering 10-20 e un McCormick Farmall D 217 del 1957, da 17 cavalli.

Sempre esteri sono diversi Fordson che Menegon ha in collezione: ne abbiamo contati cinque, dal classico Major (tre esemplari, uno ancora da restaurare) all’N tipo Bologna (così detto perché veniva assemblato a Bologna) e al Dexta (31 cv, di fine anni Cinquanta). Non meno interessanti sono l’Allgaier A22 del 1951, 22 cavalli, senza radiatore, certificato Asi (assieme ad altri 7 dell’intera collezione), l’HSCS Robusta G35 del 1956 (ultimo modello, testacalda, a uscire dalla fabbrica di Budapest con marchio HSCS), e un Eicher E30 del 1957 con motore diesel Deutz due cilindri raffreddato ad aria e cambio ZF.

Chiudiamo i marchi stranieri citando due trattori acquistati da un collezionista belga (come del resto i Case “crossmotor”), ovvero dall’Inghilterra un Field Marshall MKIII di fine anni Quaranta, 40 cv, con avviamento a cartuccia, e dalla Svezia due Bolinder-Munktell, un BM 10 del 1950, semidiesel da 23 cv, e un BM 20.

 

 

Non solo trattori

Nella collezione di Menegon non ci sono solo trattori, ma anche due macchine da raccolta, alcune attrezzature agricole e diversi motori fissi. Partendo da questi ultimi, segnaliamo due esemplari francesi, un Amadou V.M. semidiesel due tempi del 1928, 12 cavalli, e un Japy 12E. Passando alle macchine da raccolta, troviamo una trebbia Virgiliana dei Fratelli Carra di Suzzara (Mn) con battitore da 120 cm e una pressaforaggi della Mansal di Legnago (Vr). Come attrezzature Menegon possiede una falciatrice Bcs AL 480, quattro marce e motore Acme (modello modificato, perché sono stati alzati i riduttori per facilitare il flusso del frumento foraggero) e la seminatrice dell’artigiano locale Busatto, con motore VM da 12 cavalli.

Menegon è socio Gamae da 15 anni, associazione che per lui è stata fondamentale per le immatricolazioni Asi negli anni passati, e anche se non ha mai seguito un criterio preciso per scegliere i suoi “gioielli”, un piccolo sogno nel cassetto ce l’ha. «Dato che da piccolo guidavo il Porsche Standard Star – confessa – non mi dispiacerebbe avere il quattro cilindri Master». Non abbiamo dubbi che lo troverà, così come non abbiamo dubbi che questo “tesoro” avrà chi se ne prenderà cura in futuro, visto che Giorgio Bernardi, figlio del cognato di Vittorio e nipote del suocero con cui Menegon ha fondato l’officina, ha già preso a cuore questa collezione.

Filo diretto con la meccanica - Ultima modifica: 2025-09-17T15:25:09+02:00 da Francesco Bartolozzi

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